L’istituto di sondaggi Win/Gallup International, in collaborazione con la trasmissione radiofonica Today della Bbc, il 16 luglio ha lanciato un sondaggio tra i suoi ascoltatori. Il tema è: hai una domanda che vorresti fare al mondo?

Le condizioni per partecipare sono solo due. Per prima cosa, la domanda deve riguardare un tema attuale. E, seconda condizione deve avere una rilevanza globale.

Una giuria selezionerà due domande fra quelle proposte, da aggiungere a quelle già preparate dall’istituto Win/Gallup per il suo sondaggio tradizionale di fine anno, una specie di barometro dello stato d’anima di migliaia di cittadini in più di 50 paesi nel mondo.

Ieri mattina, durante la trasmissione Today, sono state annunciate le nominations. Fra queste ci sono tre domande molto interessanti:

  • Secondo lei, quale paese rappresenta l’ostacolo maggiore alla pace nel mondo?

  • La religione svolge un ruolo positivo nella vita del vostro paese?

  • Se la politica fosse dominata dalle donne, vivremmo in un mondo migliore?

Fra i

runners up, i secondi classificati, c’erano altre domande interessanti. Tipo: “Lei si fida del governo del suo paese?”. Oppure: “Se non ci fossero i confini, se fosse consentita la libera circolazione delle persone in tutto il mondo, lei dove andrebbe a vivere?”.

Pensando alle prime tre domande riportate sopra, però, mi accorgo quant’è difficile riuscire a ricevere una riposta semplice e diretta, una risposta che non presuppone altre domande.

Che cosa si intende per “la pace nel mondo”? Significa una totale assenza di guerre fra stati, guerre civili, terrorismo, sommosse, violenza fra cartelli della droga, violenza contro le donne? Oppure si tratta di una pace relativa, senza conflitti armati di un certo rilievo? In quest’ultimo caso, credo che risponderei, senza voler scatenare polemiche, “Gli Stati Uniti”.

Ci sono pochi conflitti armati nel mondo nei quali Washington non è coinvolta in qualche modo. Certo, è possibile che senza di loro ce ne sarebbero ancora di più, ma qua entriamo nella fantapolitica.

La seconda domanda mi mette di fronte a un dubbio personale: qual è il mio paese? L’Italia, dove vivo da quasi trent’anni? O il Regno Unito, a cui devo la mia formazione e il mio passaporto? Farmi distrarre da questo dilemma mi salva, poi, dalla necessità di rispondere alla domanda, alla quale non saprei dare una risposta, né per l’Italia, né per il Regno Unito, senza scriverci un libro.

La terza domanda è l’unica che mi pare indiscutibile. Sì, non ho dubbi che, se agli uomini fosse vietato di fare politica, vivremmo in un mondo migliore.

Bisogna aspettare fino al 31 dicembre per avere i risultati dal sondaggio Win/Gallup. Nel frattempo, ecco la mia domanda al mondo. È un po’ banale, forse. Ma sono le risposte che mi interessano, anche le vostre. La domanda è questa: se potessi cambiare una cosa del tuo paese, cosa cambieresti?

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