Abbiamo conosciuto tre donne forti in sala stamattina. Una era la camel lady nel film Tracks di John Curran, film di grande impatto visivo basato sull’impresa di Robyn Davidson, un’australiana che nel 1977, quando aveva 27 anni, decise di attraversare il deserto australiano da Alice Springs all’oceano Indiano - una distanza di 2.700 chilometri - con tre cammelli e un cane, per il puro gusto di farlo. Robyn è la brava Mia Wasikowska, l’ultima di una lunga serie di attrici australiane da export (era Alice nel film di Tim Burton e la figlia della copia lesbica Annette Bening-Julianne Moore in I ragazzi stanno bene).
In parte è la storia di una donna che affronta la cultura maschilista dell outback australiano. Ma Robyn è presentata anche come una donna che spera di ritrovarsi e ricucire un trauma del passato (eh sì, sempre quello) attraverso un viaggio epico. Non ha bisogno di compagnia umana – anzi la fugge – però per finanziare il viaggio deve accettare la presenza di un fotografo americano (Adam Driver) della rivista National Geographic, testata che ha sponsorizzato il viaggio in cambio dell’esclusiva. Potrebbe fornire lo spunto per un’analisi di quello che in campo scientifico si chiama l’effetto aspettativa o effetto Rosenthal, cioè in modo in cui l’osservazione di un fenomeno può falsare il risultato. Ma diventa lo spunto per una trama romantica. Pazienza. È uno di quei film in cui si sente l’ansia del produttore che ha investito tanti soldi e non vuole sprecarli in un viaggio troppo interiore. Ma ripeto, è un buon esempio di artigianato cine-commerciale, e se non siete mai stati da quelli parti i paesaggi valgono (quasi) un viaggio.
Le altre due donne forti sono Rosa e Samira, due delle tre protagoniste del film Via Castellana Bandiera di Emma Dante (che interpreta Rosa; Samira è Elena Cotta). Sono alla guida di due macchine che si affrontano in un vicolo stretto nella periferia degradata di Palermo; nessuna delle due vuole dare precedenza. Con accenni sia a Sergio Leone sia a Pirandello, è un film che mi è piaciuto parecchio nonostante qualche forzatura teatrale, un film in cui realismo e allegoria si fondono: una tendenza molto sicula, tra l’altro. Bello anche il fatto che, per il fatto che cercano tutto il tempo di controllare e sfruttare la situazione, alla fine gli uomini del film si rivelano impotenti e irrilevanti davanti alla forza arcaica dell’ostinazione femminile.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it