La paura di tutto ciò che corre per gli angoli bui delle nostre case ci ha spinto a dotarci di un arsenale difensivo micidiale. Scegliete voi l’arma che preferite: veleno, trappole a colla, a scatto, meccaniche o elettriche. La difesa dei diritti dei roditori ha ancora molta strada da fare.
Presumo che solo pochi di noi (sicuramente nessun ufficiale sanitario) sono disposti ad accettare la soluzione più soft: lasciare che quelle piccole creature pelose girino liberamente per l’appartamento. La prevenzione, quindi, resta la difesa migliore. Ma fare in modo che la casa sia a prova di roditore non è affatto facile. Anzi, è un’impresa frustrante, quasi impossibile.
Volete provarci? Sappiate che, oltre a bloccare ogni buco più largo di 8 millimetri, dovrete rendere la vostra abitazione il più inospitale possibile.
Per esempio, mettendo degli oggetti dall’odore repellente nei punti di passaggio prediletti dai topi, quelli attraverso cui cercano di infilarsi in casa: proprio come noi non andiamo matti per il tanfo di fogna, ai piccoli roditori non va a genio l’odore della naftalina, né quello dell’olio essenziale di menta piperita e neppure quello di un intruglio preparato con aglio, rafano e pepe di Caienna.
In alcuni negozi vendono perfino dei flaconi di urina di volpe che ha lo stesso effetto. Oppure dei dispositivi elettrici a ultrasuoni studiati per tenere lontani i roditori grandi e piccoli. Se tutti questi rimedi dovessero fallire, non vi resta che una possibilità: rispolverare il vostro atavico istinto da predatori.
Tenere un cane o un gatto è da sempre la risposta migliore contro l’infestazione di ratti e topi. Non dimenticate, però, che anche cani e gatti incidono in maniera non sempre positiva sul resto della fauna locale, in particolare sugli uccelli.
Il veleno è un’altra soluzione molto popolare, ma non vi farà certo vincere la palma d’oro come paladino del benessere degli animali. Il problema è che per riuscire a ingannare gli animali, spingendoli a ingoiare il boccone avvelenato, bisogna usare un veleno a effetto ritardato.
I prodotti ad azione anticoagulante, come il Warfarin, fanno venire una sete insaziabile che costringe l’animale a uscire di casa in cerca di acqua. Dopo pochi giorni muore a causa delle emorragie interne. Alcuni ratti, tra l’altro, hanno sviluppato una resistenza a questi veleni, che rischiano di essere ingeriti da un bambino o da altri animali domestici.
Restano le trappole. La loro efficacia dipende dalla velocità con cui provocano la morte della vittima. Per venderle i produttori usano aggettivi ed espressioni tranquillizzanti come “umano” o “non crudele”. Le trappole che catturano i topi vivi per consentirvi di rimetterli in libertà in un parco o in un campo hanno molti difetti. Primo, sono poco efficaci nella cattura della preda. Secondo, chi le mette spesso si dimentica di controllarle, lasciando morire la preda di fame.
Inoltre gli animali catturati, soprattutto i topi domestici, difficilmente riescono a sopravvivere una volta liberati in un ambiente estraneo, lontano dalla loro famiglia, senza cibo né un nido in cui rifugiarsi.
L’unica trappola veramente “umana” è quella che uccide l’animale il più velocemente possibile. Nel 1997 Canada e Unione europea hanno ratificato l’International humane trapping standard, per incentivare l’adozione di metodi non crudeli per la cattura di alcuni animali selvatici. L’accordo, però, riguarda solo le specie che vengono catturate per la loro pelliccia.
È interessante notare come tra i parametri usati per definire una cattura “non crudele” vi sia il lasso di tempo che intercorre tra l’istante della cattura e quello in cui viene provocato uno stato di incoscienza o la morte dell’animale catturato. Nel caso degli animali di piccole dimensioni, come gli ermellini, il lasso di tempo è 45 secondi, mentre per gli animali più grandi, come i tassi, i castori o le lontre, è 300 secondi. Secondo la legge, insomma, per uccidere un animale in modo “non crudele” basta farlo in un lasso di tempo inferiore a quello necessario per cuocere un uovo sodo.
Una cosa è certa: le trappole a colla, ormai disponibili in gran parte dei ferramenta, contravvengono a questa regola. E sarebbero perfino fuorilegge se la convenzione riguardasse anche ratti e topi: l’accordo vieta infatti l’uso di qualsiasi trappola che provochi “automorsicature” ed “eccessiva immobilità”. Nel disperato tentativo di liberarsi dal collante, i ratti possono arrivare a strapparsi un arto a forza di morsi.
Se volete che la preda catturata muoia nel modo più veloce e quindi più “umano” possibile, vi conviene usare le tradizionali trappole a scatto (come esca è meglio usare il burro di noccioline invece del formaggio, funziona meglio). Le più efficaci sono le trappole elettriche, che non sbagliano mai un colpo e sopprimono istantaneamente le prede.
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