Il presidente russo Vladimir Putin ha fornito una curiosa risposta all’annuncio della squadra investigativa internazionale, secondo cui è stato un missile russo ad abbattere il volo MH17 della Malaysia Airlines nei cieli dell’Ucraina orientale nel luglio del 2014. Putin ha dichiarato di non avere idea di come possa essere stata raggiunta una simile conclusione, dal momento che alla Russia non è stato permesso di prendere parte all’indagine.
“Sono gli ucraini che se ne stanno occupando, nonostante l’Ucraina abbia violato le regole internazionali e non abbia chiuso il suo spazio aereo in un territorio dove avevano luogo scontri militari”, ha dichiarato Putin durante una conferenza stampa congiunta insieme al presidente francese Emmanuel Macron. “Eppure l’Ucraina è stata coinvolta nell’inchiesta e la Russia no. Non sappiamo quindi cosa sia stato scritto e su cosa si basino le conclusioni di questa commissione”.
Adottare una linea simile è un atto straordinariamente cinico e offensivo. Informazioni sulla provenienza del missile Buk 9M38 sono stare rese disponibili fin dal 2014 dal blog investigativo Bellingcat. Il 24 maggio la squadra investigativa congiunta ha confermato le sue conclusioni. La Russia non è mai stata costretta ad accettarle sulla fiducia. Era anzi nella posizione ideale per tracciare i movimenti dei lanciamissili Buk, che erano in dotazione all’antiaerea missilistica russa. L’esercito di Mosca non è un gruppuscolo di ribelli disorganizzati: è la forza armata di una grande potenza, che non porta in giro dei lanciamissili o gli fa attraversare confini senza lasciare qualche traccia.
La Russia ha solo due strade per accettare questa realtà: agire come una grande potenza o assumersi pienamente la responsabilità
Non c’è alcun dubbio oggi che Putin sia al corrente di ogni dettaglio disponibile su questo caso, che ha dato origine alle più dure sanzioni mai imposte dall’Unione europea nei confronti della Russia. Putin sa da dove proveniva il lanciamissili, chi ha dato l’ordine di farlo arrivare in Ucraina orientale e probabilmente perfino chi l’ha azionato quando il volo MH17 è stato abbattuto. Eppure, quando è stato interrogato al riguardo, ha deciso d’insistere sul fatto di non essere stato invitato a partecipare all’indagine esterna, dando nuovamente all’Ucraina la colpa di non aver chiuso lo spazio aereo.
Anni di dissimulazioni russe sul volo MH17 – comprese varie dichiarazioni di Mosca secondo cui l’aereo è stato abbattuto da un caccia ucraino, o che il lanciamissili Buk era ucraino, o addirittura che l’aereo, riempito in anticipo di cadaveri, fosse parte di una messinscena – non hanno potuto alterare la realtà: il lanciamissili è stato trasportato dalla Russia – probabilmente per aiutare i ribelli filorussi a difendersi da possibili attacchi delle forze aeree ucraine – e usato, quasi sicuramente per errore, per abbattere l’aereo passeggeri.
La Russia ha solo due strade per accettare questa realtà e reagire. La prima potrebbe essere definita la strada della grande potenza. In questo caso Putin ha un precedente al quale aggrapparsi: l’abbattimento nel 1988 del volo 655 della Iran Air, colpito da missili lanciati dall’incrociatore statunitense Uss Vincennes, nel quale persero la vita 290 persone tra passeggeri e personale di bordo, un numero quasi pari alle 298 vittime dell’MH17.
Gli Stati Uniti, come la Russia oggi, diedero la colpa all’Iran per aver permesso all’aereo di sorvolare una zona di guerra. Attribuirono inoltre la responsabilità del lancio dei due missili a un errore umano causato da “stress da combattimento”. Washington non si è mai assunta le sue responsabilità o scusata nei confronti dell’Iran, dove da allora la propaganda governativa ha fatto dell’incidente uno dei cardini dell’ostilità nei confronti degli americani. Secondo la linea iraniana l’abbattimento era stato intenzionale, un modo per gli Stati Uniti di fare capire che sarebbero stati pronti a tutto pur di portare a conclusione la guerra tra l’Iran e l’Iraq con una vittoria del loro alleato del tempo, il dittatore iracheno Saddam Hussein.
Nonostante abbiano eluso ogni responsabilità ed evitato di chiedere scusa, gli Stati Uniti hanno comunque finito per pagare 61,8 milioni di dollari alle famiglie delle vittime iraniane.
Una scelta più ragionevole
La seconda strada con cui la Russia può affrontare il disastro è ammettere pienamente le proprie responsabilità. Anche qui esiste un precedente. Nell’ottobre del 2001 le forze aeree ucraine hanno abbattuto un aereo di linea russo, il volo 1812 della Sibir, durante un’esercitazione. L’incidente è stato probabilmente di natura simile a quello del volo MH17: il missile S200 avrebbe dovuto colpire un oiettivo aereo militare, ma fu accidentalmente indirizzato contro un volo di linea, diretto da Tel Aviv a Novosibirsk, che si trovava per errore sullo stesso percorso del bersaglio. Tutte le 78 persone a bordo – cittadini russi e israeliani – persero la vita.
La reazione iniziale del presidente ucraino Leonid Kuchma fu di minimizzare l’incidente. Ma dopo un accorato appello dei funzionari israeliani e del rabbino capo dell’Ucraina, Kuchma si assunse pienamente le responsabilità del suo paese, licenziando il ministro della difesa e una serie di alti funzionari, e chiedendo scusa alla Russia, a Israele e alle famiglie delle vittime.
L’Ucraina pagò 15,3 milioni di dollari d’indennizzo a ogni famiglia.
Seguire il precedente ucraino sarebbe infinitamente più ragionevole. Ammettere la propria responsabilità non cambierebbe molto nella percezione del conflitto in Ucraina orientale: il sostegno della Russia ai ribelli è ormai ben documentato e le smentite ufficiali sono da tempo inutili. Assumendosi le colpe, la Russia mostrerebbe che il governo Putin è capace di separare i suoi obiettivi geopolitici dalla solidarietà per le vittime e il suo desiderio di aprire un dialogo con le famiglie. È un’azione che tutti i russi potrebbero approvare.
Un affronto
Ma anche se Putin, che si definisce un devoto cristiano, non dovesse essere in grado d’intraprendere questa strada, non esiste alcun valido precedente che gli permetta di non pagare dei risarcimenti. Il caso dell’aereo di linea sudcoreano abbattuto dall’Unione Sovietica nel 1983, nel quale né i sovietici né il governo russo pagarono mai alcuna somma, era profondamente diverso poiché il volo KE007 era stato abbattuto in maniera deliberata dopo essere chiaramente uscito dal percorso prestabilito. Eppure, il presidente Boris Eltsin incontrò alcune delle famiglie delle vittime, chiedendo scusa “per la tragedia” al suo collega sudcoreano.
Anche se Putin considera le azioni militari russe legittime, dovrebbe chiarire che considera l’abbattimento dell’aereo un terribile errore, offrendo dei risarcimenti alle vittime del volo MH17. Non farlo è un affronto tanto ai suoi concittadini quanto al resto del mondo.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Bloomberg.
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