Gli Stati Uniti negano l’autenticità dei 135 miliardi di dollari in buoni del tesoro americano che la dogana di Chiasso ha trovato nella ventiquattrore di due distinti giapponesi.

Ma non tutti sono sicuri che siano falsi, e così il giallo continua. La cifra è astronomica: l’1 per cento del Pil americano, abbastanza per comprare la Repubblica Ceca. Veri o falsi che siano, la vendita di quei buoni del tesoro poteva far crollare le quotazioni del dollaro sui mercati internazionali o ridurre considerevolmente la percentuale di debito americano nelle mani del Giappone.

I buoni potevano anche essere usati per comprare materiale nucleare. Le supposizioni sono infinite. Naturalmente si potrebbero interrogare i due giapponesi, ma stranamente si sono volatilizzati e nessuno sa dove siano, neppure la guardia di finanza di Chiasso.

Una riflessione, però, sorge spontanea: il debito pubblico americano è talmente grande che si è creato un mercato secondario dei buoni del tesoro, dove i due giapponesi avrebbero potuto facilmente smerciare le obbligazioni.

Contrabbandare simili quantità di denaro è facile: a Chiasso hanno sequestrato 249 titoli per un valore di 500 milioni ciascuno, e 10 da un miliardo. Tutto in una pratica valigetta.

Internazionale, numero 802, 3 luglio 2009

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