Sono finiti i bei tempi in cui in Italia gli scandali scoppiavano per le attività di organizzazioni come Gladio: allora sì che la nostra classe politica aveva un ruolo e un peso nello scacchiere politico mondiale! Oggi invece Washington descrive il nostro premier come il dittatore dello stato libero della repubblica delle banane, un uomo vanitoso e pericoloso che, tra festini notturni selvaggi, sodalizi con il collega Gheddafi e interventi chirurgici, cura le relazioni pubbliche del maschio alfa, Vladimir Putin. Si può cadere più in basso di così? È questo il messaggio che emerge dai documenti diplomatici pubblicati da Wikileaks.
Come in tutte le repubbliche delle banane, la stampa di regime e i politici di maggioranza sono subito corsi ai ripari. Da Tripoli, dove partecipava al vertice tra Unione europea e Unione africana, Silvio Berlusconi ha dichiarato che lui se la ride delle storielle messe in giro da diplomatici di terza categoria.
In volo verso il Qatar, il ministro degli esteri Franco Frattini gli ha fatto da controcanto: “Questo è l’11 settembre della diplomazia mondiale, perché i file di Wikileaks faranno saltare tutti i rapporti di fiducia tra gli stati”. Non poteva mancare il fedele ministro della difesa Ignazio La Russa, che riassumendo i commenti di queste due dichiarazioni ha parlato di attacco contro il nostro paese, come se l’obiettivo di Wikileaks fosse danneggiare Berlusconi.
Un parco giochi
Uno dei temi del film di Woody Allen Il dittatore dello stato libero di Bananas è proprio l’immagine gonfiata che il leader e la popolazione hanno del loro stato, una certezza prodotta dalla propaganda del regime. Nel caso dell’Italia, in realtà il paese non compare neppure più sullo scacchiere internazionale. Da anni si raggomitola su se stesso dimenticando le regole delle democrazie occidentali, senza accorgersi di essere diventato il parco giochi del suo leader.
Quindi nessuno si meraviglia se nelle vignette arrivate in questi giorni l’Italia è raffigurata con scene da Satyricon. A rappresentare la Cina sono hacker sofisticati, che spiano il mondo. Per la Russia dell’uomo alfa si ricorre all’immagine della mafia. Nicolas Sarkozy è il re nudo, e Angela Merkel una signora cauta, alla quale non piace rischiare. Bisogna finire in Medio Oriente, dove i sauditi vorrebbero usare gli americani come mercenari contro l’Iran, per trovare qualcuno che somigli al nostro dittatore: l’ipocondriaco e vanitoso Gheddafi, che viaggia sempre con la voluttosa infermiera ucraina, una sorta di coperta di sicurezza alla Linus, e si fa iniettare il botolino per sbarazzarsi delle rughe. Ma il suo non è uno stato libero né una repubblica delle banane. Gheddafi è un vero dittatore.
Sono anni che alla Farnesina si sa che l’Italia è la barzelletta del mondo e che nella diplomazia mondiale circolano battute pepatissime su Berlusconi. Perché stupirci? Anche in casa nostra impazza la satira, ormai ridiamo di noi stessi. Le rare volte in cui diventiamo seri il tema verte immancabilmente sui rapporti che il premier ha con alleati e nemici politici. Non esiste un vero dibattito politico, non si parla della crisi della scuola né di dove finiscono ogni anno i soldi della finanziaria. In parlamento nessuno si alza per dire basta al trasformismo maniacale della partitocrazia che ci regala un partito nuovo e un’alleanza al mese, nessuno esige proposte, riforme vere. Da tempo la politica estera si chiama marketing e, come temeva Hillary Clinton, oscilla tra l’attività di pubbliche relazioni e la promozione dell’impero economico di Berlusconi.
Solo telespettatori
Ma gli italiani dormono? È questa la domanda che si pongono tutti i diplomatici in giro per il mondo. E la risposta è sempre la stessa: dormono davanti alla tv, dove la politica è diventata spettacolo, un reality melodrammatico fatto di dichiarazioni delle escort sulle notti d’amore con il premier, monologhi di denuncia sul crimine organizzato e puntate chilometriche di AnnoZero sui legami tra la mafia e il premier. In qualsiasi altro paese al mondo basterebbe un decimo di tutto ciò per far cadere il governo, spazzare via tutta la classe politica e far scendere in piazza la popolazione. Ma nel resto del mondo la politica è realtà, non serve a fare spettacolo!
Le rare volte in cui gli italiani si risvegliano dal torpore televisivo, sullo schermo compare sempre qualcuno che li rassicura: mentre in Europa e in America infuria la bufera finanziaria, a casa nostra va tutto a gonfie vele, e la dimostrazione è che il dittatore se la gode tutte le sere. Rincuorata, la popolazione televisiva torna a fare zapping tra il Grande fratello, Porta a porta e Matrix. Una cosa è certa: nello stato libero della repubblica delle banane italiane il telespettatore non si annoia mai e ha sempre l’imbarazzo della scelta.
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