Due settimane fa, a nome degli scrittori, ho ringraziato tutte le famiglie: grazie per le litigate, i tradimenti e ogni genere di rancore. Che miniere di materia prima! Però, come mi ha ricordato l’esercizio della rabbia, non bisogna nemmeno dimenticare l’importanza delle relazioni sentimentali.
Da una storia finita male ho ricavato un romanzo intero e sono convinta che anche voi potreste farlo, almeno a giudicare da alcune vostre frasi piene di astio: niente è paragonabile a una delusione amorosa.
Lorraine ha scritto un brano in cui una ragazza, seduta di fronte al suo fidanzato a un anonimo tavolino da caffè in formica, si vendica con veemenza: “Lui le aveva spezzato il cuore; lei gli avrebbe spezzato il naso”.
Strang è l’autore di Rabbia regale, un racconto strano ma divertente. La regina di un avveniristico regno scozzese viene ricattata da un ex amante che vuole ottenere l’autorizzazione per un complesso industriale nelle Western Highlands.
“Che cosa si aspettasse, non lo so. Schiacciai il pulsante rosso sotto il tavolo e chiamai i sei uomini. Aspettai, restando tranquillamente seduta a guardarlo con aria minacciosa (almeno spero). La porta si aprì con violenza e le guardie entrarono. ‘Arrestate quest’uomo’, ordinai alzandomi di colpo. ‘Legatelo mani e piedi alla sedia. Se resiste, colpitelo con tutta la vostra forza’”. Ci sono delle volte in cui, a tutte noi ragazze, farebbe comodo avere delle guardie. Armate, ovviamente.
Ancora più terribili sono le storie in cui la rabbia è covata per anni, fino a diventare fredda e dura come il cemento. In un brano scritto da Les Chattell, un personaggio di nome Roger nasconde un registratore nella tasca della sua ragazza mentre lei va a ballare con un amico. A Roger non farà piacere quello che sentirà nella cassetta: “I lenti erano troppo tranquilli per essere solo dei lenti”. Basta questa frase per vedere Roger che s’immagina tutta la scena.
In molti avete sfiorato quell’interessante zona grigia dove la rabbia sconfina nel desiderio di una vendetta potenzialmente sproporzionata. AJS racconta di un soldato ebreo statunitense che, durante la seconda guerra mondiale, pesta a sangue un ufficiale delle Ss.
Ruth descrive la scoperta del cadavere di uno stupratore di bambini torturato a morte. “La punizione è lieve come un’ombra rispetto ai crimini che ha compiuto”, c’è scritto sul biglietto lasciato dall’assassino vicino al corpo mutilato. Tra l’altro questo racconto comincia con un esempio classico di scrittura di suspense: “In paese, la gente aveva sentito il cane guaire. Aspettarono ancora un giorno, così quando lo trovarono, il vecchio era già morto da almeno due giorni e il cane, legato fuori, stava impazzendo dalla fame”.
Spero che a questo punto il vostro protagonista e gli altri personaggi vi siano abbastanza familiari: in fondo, avete scritto il loro curriculum, gli avete spaccato le dita e li avete costretti all’insonnia; gli avete messo sul cammino degli ostacoli e avete descritto come hanno fatto a superarli; avete raccontato la loro rabbia.
Chissà se nel romanzo userete una di queste scene.
Se non lo farete, poco importa. Certi elementi del carattere dei personaggi influiranno sulla vostra scrittura anche se deciderete di non rivelarli al lettore. Immaginare situazioni e aspetti della vita degli individui che popolano il vostro libro vi offre una miniera di idee per la trama, idee che forse non vi sarebbero venute se non aveste scritto anche quelle scene destinate al cestino della carta straccia.
E adesso passiamo all’ultimo esercizio “sviluppa-personaggi”. Dato che è quello finale, ho pensato di scegliere qualcosa di semplice: scrivete un brano in cui descrivete l’aspetto del protagonista. Può essere lui che si guarda allo specchio, oppure che parla di una sua foto.
O magari il brano può essere scritto dal punto di vista di qualcun altro, magari di un personaggio del romanzo che ci offre la sua opinione. Mi raccomando due cose: brevità e dettagli. Non voglio una descrizione tipo foto segnaletica (capelli biondi, occhi marroni); quello che vi chiedo è un paragrafo corto ma particolareggiato che renda vivo il personaggio.
La prossima è l’ultima delle nostre dieci settimane, quindi è uno snodo cruciale. Stiamo per passare alla costruzione narrativa; prenderemo tutto il lavoro che avete fatto in questi mesi e cominceremo ad assemblarlo fino a che non somiglierà a un libro vero.
Internazionale, numero 658, 7 settembre 2006
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