Non ero a caccia di complimenti quando vi ho chiesto di ripensare a quest’anno da scrittori. Ma vi ringrazio lo stesso: è bello rendersi conto di quanto vi siete impegnati in questo progetto.

“Quando ho cominciato a seguire la rubrica ‘Un romanzo in un anno’, erano circa tre anni che tentavo di scrivere un libro. In questi dodici mesi l’ho quasi finito”, mi ha rivelato jeffgwatts. N. Mott, invece, ha prodotto “quintali di pagine”.

“Adesso sono a un quarto del mio terzo romanzo”, racconta, “e ho concluso quattro racconti per bambini”. Ma la medaglia d’oro per il numero di cartelle scritte va senza dubbio ad Andrew A., che dichiara di averne buttate giù 900 in dodici mesi.

“Senza calcolare le migliaia che ho buttato”, aggiunge. Una simile montagna di pagine potrebbe insospettire se non fosse accompagnata da un commento: “Più scrivevo, più mi rendevo conto che dovevo continuare. Dovevo approfittare dell’opportunità visto che, per la prima volta, il mio lavoro veniva preso sul serio”.

Proprio come Andrew, la maggior parte di voi si è accorta che ciò che conta è la qualità. Ve l’ho già detto la volta scorsa. Se vi trovate a combattere con un libro e avete l’impressione di non fare progressi, sappiate che in realtà le vostre capacità di scrittura stanno facendo enormi passi avanti.

È quello che riconosce Pamela Lake: “L’idea per un libro mi frullava in testa da sette anni, ma non sapevo da dove cominciare e avevo le idee confuse sulla protagonista. Adesso vado alla grande. C’è voluto del tempo, ma finalmente ho una trama e mi sembra di conoscere bene i due personaggi principali”. AJS ha utilizzato la stessa metafora della montagna da scalare che avevo scelto io: “Da qui riesco a vedere la vetta e so come arrivarci”.

Molti hanno attribuito il merito dei propri progressi alla mia rubrica. Vi ringrazio, ma sapete benissimo che la stoffa c’era già. Io vi ho solo dato gli strumenti per lavorarla – scusate, questa è proprio una metafora da quattro soldi. A quanto pare molti dei dubbi che vi impedivano di cominciare a scrivere nascevano dal bisogno di ottenere una sorta di autorizzazione da qualcuno.

Tim G-M evoca l’opinione, assai diffusa, secondo cui scrivere sarebbe un’attività legata all’autocompiacimento, difficile da giustificare quando si scontra con le esigenze lavorative e familiari. “Ha qualcosa di egoistico,” riconosce Astra,”ed è questo che mi ha frenato per anni”. In effetti, la gestione del tempo è un punto dolente per gli scrittori.

Dovete essere irremovibili e trovare i vostri spazi da dedicare alla scrittura. Tuttavia, quelli che usano il proprio lavoro come scusa per poter trascurare mogli e figli o per comportarsi in modo spregevole sono di per sé persone spregevoli, che siano scrittori o meno. Per scrivere c’è bisogno di tempo. Ma il modo in cui vi ritagliate questo tempo non può andare a discapito di chi vi sta intorno. Ai miei figli non importa che io scriva mentre loro sono a scuola: non pretendono che passi la mattina a riordinare la casa o a cucinare torte. L’importante è che ci sia quando rientrano.

Il trucco per risolvere la questione è essere sinceri con se stessi riguardo agli impegni davvero improrogabili. Se so che devo scrivere, non sciuperò mai una mattina a piegare vestiti. A casa mia, tutti sanno che la biancheria pulita possono andarsela a prendere direttamente dallo stenditoio. Questo ragionamento ci conduce dritti dritti all’ultimo esercizio del nostro anno insieme. Vi siete guardati indietro, ora guardate avanti. Prendete un’agenda del 2007, andate alla doppia pagina che riunisce tutti i mesi uno dopo l’altro.

Osservate con attenzione: da qui alla fine dell’anno avete a vostra disposizione dieci mesi. Alcuni, lo sapete fin da ora, sono già occupati e sarà impossibile dedicarli alla scrittura a causa di vacanze, impegni mondani e occasioni varie. Ma vi rimangono molti momenti liberi. Provate a calcolare, nel modo più onesto possibile, quanti giorni avrete per scrivere.

Quindi, ingegnatevi per ottimizzarli o cerchiateli sul calendario per evitare che altri impegni invadano anche queste oasi di tranquillità. Potrà tornarvi utile ripensare al 2006 e chiedervi cosa vi ha impedito di dedicarvi al vostro libro. Come evitare che quest’anno succeda la stessa cosa?

Una volta stabilito il piano di lavoro, tornate a guardare avanti e domandatevi: qual è la cosa principale che devo fare nei prossimi mesi per migliorare la mia scrittura?

Internazionale, numero 682, 01 marzo 2007

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