*Cara Milana, amo il mio lavoro ma odio quasi tutti i miei colleghi. È normale? *
Tanto tempo fa il filosofo Thomas Hobbes rifletteva sul concetto latino dell’homo homini lupus. Secondo me si riferiva a qualche litigata di lavoro. A volte tra colleghi c’è un odio fortissimo e si ha l’impressione che tutti vadano in giro armati fino ai denti, pronti a ficcare un coltello nella schiena di qualcuno. Il libero mercato sarà anche una cosa positiva, ma la competizione uccide l’amicizia. Cerchiamo di scavalcare gli altri per ottenere più successo, anche a costo di passare sul cadavere dei nostri avversari. Non bisogna chiamarsi don Vito Corleone per comportarsi così, basta essere un uomo che desidera uno stipendio migliore.
Nel giornale dove ho lavorato a lungo c’era un malessere costante tra caporedattori e redattori. L’odio non è un sentimento nutriente: toglie forza e creatività ed è dannoso per l’ambiente. Coltivarlo è un po’ come impegnarsi con tutte le proprie forze per far crescere la gramigna. Meglio concentrarsi sulla bontà, la tolleranza e l’amicizia. Ovviamente questi sentimenti spesso non trovano spazio in ufficio. Ma non dovremmo mai cadere nella trappola di odiare tutte le facce odiose che incrociamo nei corridoi. Ammetto, non è facile. Un trucco, però, è ricordarsi che anche i colleghi odiosi un tempo sono stati bambini piccoli e dolci. Provate anche voi. Invece del signore delle tenebre, diventate quello della luce.
*Traduzione di Ivana Telebak.
Internazionale, numero 899, 27 maggio 2011*
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