L’ultima volta che alla Casa Bianca c’è stato un democratico, ha dovuto fare i conti con una forsennata caccia alle streghe organizzata dai suoi avversari. Personalità di spicco della destra hanno accusato Bill Clinton e sua moglie Hillary di qualsiasi cosa, dal traffico di droga all’omicidio. Poi, una volta conquistato il controllo del congresso, i repubblicani hanno tormentato l’amministrazione Clinton arrivando fino a raccogliere ben 140 ore di deposizioni giurate per accusare la Casa Bianca di aver abusato della sua lista di destinatari dei biglietti d’auguri natalizi.
Oggi ci risiamo, ma stavolta è peggio. Diamo la parola al commentatore radiofonico Rush Limbaugh: “L’imam Hussein Obama è forse il miglior presidente antiamericano che abbiamo mai avuto”. Per farsi un’idea degli effetti che gente come Limbaugh può provocare parlando così, bisogna ricordare due cose: che la sua è la posizione prevalente nel partito repubblicano e che, tra non molto, i repubblicani riprenderanno il controllo di almeno una delle due camere del parlamento.
A quel punto le cose si metteranno davvero molto male. Ma da dove viene tanta ostilità? E che effetti avrà sugli Stati Uniti? Chi non ha dimenticato gli anni novanta poteva facilmente prevedere l’attuale ondata di follia politica. L’era Clinton, infatti, ci ha insegnato che per molti statunitensi i progressisti non possono andare al governo, neanche se sono molto moderati.
Persone del genere si sarebbero infuriate per l’elezione di Barack Obama anche se fosse stato bianco. Il fatto che non lo è, e che ha anche un nome da straniero, accresce la loro rabbiosa ostilità. E non sto parlando della rabbia dei poveri e degli emarginati: le persone che affollano i Tea party sono relativamente benestanti. Il punto è che di questi tempi nessuno è più arrabbiato degli straricchi.
Wall street si è ribellata a Obama in modo vendicativo: il mese scorso, il miliardario Steve Schwarzman, presidente del gigante finanziario Blackstone Group, ha paragonato la proposta del governo di abolire le agevolazioni fiscali di cui godono i gestori di hedge fund all’invasione nazista della Polonia. E ci sono dei poteri forti che sfruttano questa rabbia, come dimostra l’inchiesta di Jane Mayer sul New Yorker, che racconta di come i ricchissimi fratelli Koch finanziano la crociata dei Tea party contro Obama.
Nel frattempo la stampa di destra ripropone i suoi grandi successi. Negli anni novanta, per attaccare i Clinton, Limbaugh ha fatto ricorso a insinuazioni pesanti, in particolare lasciando credere che Hillary Clinton fosse complice della morte del suo amico avvocato Vince Foster.Oggi dice in giro che Obama è musulmano.
Ma stavolta, lo ripeto, la follia ha fatto un salto di qualità: Limbaugh è lo stesso di sempre, ma sembra un agnellino rispetto a un estremista come Glenn Beck, il commentatore politico che ha guidato la manifestazione contro Obama del 28 agosto.
Ma dove sono i repubblicani responsabili, i politici capaci di alzarsi e dire che certi facinorosi stanno esagerando? Non se ne vedono. L’isteria suscitata dalla proposta di aprire una moschea a Manhattan fa quasi rimpiangere i tempi in cui George W. Bush tentava di placare l’odio religioso definendo l’islam una religione di pace. Aveva ottime ragioni per dirlo: nel mondo ci sono un miliardo di musulmani e gli Stati Uniti non possono farseli tutti nemici. Ma ecco il punto: Bush è ancora in giro, e con lui molti dei suoi ex collaboratori. Nessuno di loro, però, ha predicato la tolleranza o denunciato l’isteria antislamica.
E allora cosa succederà se i repubblicani prenderanno il controllo della camera dei rappresentanti? La risposta, in parte, la sappiamo già: Politico ha scritto che si stanno organizzando come negli anni novanta, con “un’ondata di commissioni d’inchiesta” che indagheranno anche su presunti scandali inventati di sana pianta.
Per giunta è facile prevedere che il partito repubblicano farà il vigliacco anche sul bilancio federale. Scommetto che tra un paio d’anni ci ritroveremo con una paralisi del governo come quella del 1995. Sarà un brutto spettacolo e sarà pericoloso. Gli anni novanta sono stati un periodo di pace e di prosperità, mentre quelli che stiamo vivendo sono anni difficili. Stiamo ancora subendo gli effetti della crisi economica più grave dagli anni trenta, e non possiamo permetterci un governo federale paralizzato da un’opposizione che non ha il minimo interesse ad aiutare il presidente a governare. Molto probabilmente, invece, ci toccherà proprio questo.
Se fossi Obama, farei tutto il possibile per scongiurare una prospettiva del genere, per esempio lanciando qualche iniziativa di ampio respiro, in particolare in economia, per dare uno scossone salutare alla situazione politica. Invece sospetto che il presidente sceglierà ancora di non correre rischi, e andrà avanti così fino alla catastrofe.
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