Il grande ammiccamento fatto da Silvio Berlusconi ai nostalgici del fascismo è tutto tranne che una gaffe, di quelle comunemente definite “berlusconerie”. Il Cavaliere ha sempre saputo abilmente fare ricorso alla scusa del fraintendimento per dire ad alta voce quello che pensano molti dei suoi connazionali, come quando in pieno scandalo del bunga bunga ha confessato: “Meglio amare le donne che essere gay”.
La sua lettura del ventennio, come viene definita in Italia la dittatura di Mussolini (1922-1943), segue l’obiettivo, per lui fondamentale, di “parlare alla pancia degli italiani”. La sua tesi, sostenuta domenica 28 gennaio, secondo cui le leggi razziali del 1938 – preludio alla deportazione e alla morte di più di settemila ebrei italiani nei campi di concentramento – furono promulgate dal duce perché costretto da Adolf Hitler è ovviamente falsa. In quella data l’Italia e la Germania nazista non avevano ancora firmato il “patto d’acciaio” del maggio 1939. Mussolini, il cui antisemitismo era risaputo e attestato da numerosi scritti, agì di sua spontanea volontà.
In realtà Berlusconi, che vuole impedire a ogni costo la vittoria della sinistra al senato, si rivolge a una frangia abbastanza larga di elettori per i quali il fascismo ha avuto due fasi, totalmente scollegate tra loro.
La prima fase, con la costruzione di uno stato forte ed efficiente (infrastrutture, sistema pensionistico, lotta alla mafia), sarebbe da apprezzare. La seconda (leggi razziali, omicidi politici, soppressione della libertà di stampa e così via) sarebbe invece da condannare. Già nel 2003 Berlusconi aveva dichiarato: “Il fascismo non ha mai ucciso nessuno”.
Da quando Gianfranco Fini, entrato in politica come ammiratore di Mussolini, ha rinnegato i suoi ideali di gioventù dichiarando nel 2008 che “il fascismo era il male assoluto”, il postfascismo non ha più un punto di riferimento politico visibile e istituzionale.
Oggi sopravvive in piccoli partiti come La Destra di Francesco Storace e Fratelli d’Italia, movimenti animati da due ex ministri dell’ultimo governo Berlusconi. Queste formazioni sono alleate con l’ex presidente del consiglio alle elezioni politiche e a quelle regionali, in particolare nel Lazio, dove Storace sarà il candidato della coalizione di destra. I militanti più giovani invece si ritrovano in centri sociali dichiaratamente violenti e radicali come CasaPound.
“È difficile quantificare quanto vale la destra nazionalista”, ci spiega Ilvo Diamanti, professore di scienze politiche all’università di Urbino. Ma la nostalgia per il periodo fascista va ben oltre il semplice dato elettorale, e si ritrova anche tra chi non ha vissuto quel periodo. In questi tempi di confusione e di antipolitica, alcuni vedono nel fascismo una sorta di età dell’oro capace di unire autorità ed efficienza. Ricordando “le cose buone” fatte da Mussolini, Berlusconi dice agli italiani: “Oggi ci vuole un nuovo uomo forte per il paese e questo potrei essere io”.
Ancora più soprendente è stato l’episodio di due settimane in cui il comico genovese Beppe Grillo – il suo Movimento 5 stelle potrebbe ottenere il 15 per cento dei voti – ha pronunciato delle parole di disponibilità nei confronti di CasaPound. “Vorremmo sapere se sei antifascista”, gli ha chiesto un militante della formazione di destra.
La risposta del blogger populista più seguito d’Italia è stata: “Questa è un problema che non mi compete. Il nostro è un movimento ecumenico. Se un ragazzo di CasaPound volesse entrare nel Movimento 5 stelle e avesse i requisiti per farlo, ci entra. Più o meno avete delle idee che sono condivisibili, alcune meno alcune di più”. Inutile dire che tra tutti i candidati Beppe Grillo è quello più ammirato da Berlusconi.
Traduzione di Andrea De Ritis.
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