In fin dei conti tutti sono convinti che si sposeranno. Ma non vogliono dirlo subito, almeno non prima del 25 febbraio, a urne chiuse. Entrambi sono già impegnati in una vecchia relazione che non sanno come rompere. Pier Luigi Bersani, il leader della sinistra, condivide un resto di vita comune con Nichi Vendola, il segretario generale del partito Sinistra, ecologia e libertà (Sel), che non porterà però tutti i voti che sperava alla coalizione; Mario Monti invece vive un ménage a tre con i centristi cattolici di Pier Ferdinando Casini e i liberali laici di Gianfranco Fini. Ma anche i risultati dei loro sondaggi sono al di sotto delle aspettative del presidente del consiglio uscente.

All’inizio hanno fatto di tutto per nascondere ai rispettivi partner la loro possibile unione. Come in un vaudeville hanno moltiplicato le dichiarazioni sdegnose l’uno nei confronti dell’altro. Monti ha protestato – tra gli applausi di Casini e Fini – trovando Bersani troppo di sinistra e il suo amico Vendola poco frequentabile. A sua volta Bersani ha definito Monti troppo liberista. “Evviva!”, ha esultato Vendola. Ma tutto questo è sembrato sospetto. Tanto più che i due uomini non hanno trovato nulla da rimproverarsi durante i tredici mesi in cui il Partito democratico ha sostenuto il governo “tecnico” di Monti.

Tutto è cambiato per almeno tre ragioni:

1) Pier Luigi Bersani, sempre dato vincitore alla camera dei deputati, non è affatto sicuro di vincere al senato a causa di un sistema elettorale complicato che attribuisce il premio di maggioranza su base regionale. Un patto con Monti potrebbe in questo caso essergli di aiuto. Conviene quindi mostrare fin da oggi una certa disponibilità nei confronti del Professore, prima che le loro relazioni peggiorino: “Dopo le elezioni”, ha detto Bersani mercoledì a Berlino, “sono pronto a un’alleanza con tutti coloro che sono contro il populismo di Berlusconi. E tra di loro figura Monti”.

2) Anche Monti ha interesse a non fare troppo il difficile. La sua entrata in politica somiglia a una salita estenuante. Puntava al primo posto e oggi non è neanche sicuro di arrivare sul podio. In queste condizioni meglio negoziare un contratto di matrimonio prima che Bersani scopra che la dote elettorale dell’ex commissario europeo è piuttosto ridotta. Il Professore ha quindi risposto in tutta fretta alle affermazioni del suo pretendente: “Sono disponibile a un’alleanza con chi si impegna per delle riforme strutturali”. Quelle che, guarda caso, Bersani ha detto di volere.

3) Gli artefici di questa futura unione (Banca centrale europea, Commissione europea e diversi ministeri degli esteri) si preoccupano dell’ostilità crescente tra i due fidanzati mentre loro fanno di tutto per riunirli. Del resto avevano già tutto organizzato: Bersani a palazzo Chigi e Monti al ministero dell’economia. Ma l’ipotesi di una vittoria al foto-finish dell’eterno latin lover Silvio Berlusconi rischia di vanificare i loro sforzi per arrivare a questo matrimonio d’interesse. L’unico per loro in grado di ridurre il nervosismo dei mercati e di garantire un po’ di stabilità all’Italia. Bisogna calmare gli animi.

Così Bersani e Monti dovranno preparare i loro partner attuali a questa nuova situazione. Si annuncia un clima agitato e tempestoso!

Traduzione di Andrea De Ritis.

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