“Sono contrario alle donne, assolutamente contrario”, diceva Sacha Guitry nei confronti di tutte le donne che lo infastidivano e di cui comunque non poteva fare a meno. Per quanto mi riguarda, dico lo stesso di voi italiani: sono “assolutamente” contrario.

Cerco come voi di capire, di eliminare gli stereotipi (talvolta fondati) che vorrebbero ridurvi a mandolino, pizza e belcanto. Vi immagino depressi quando le guide turistiche vi descrivono allegri e cordiali. Ma mi sfuggite quando sono convinto di avervi preso, mi disorientate quando penso di avervi in pugno, mi deludete quando sono sicuro di amarvi. Insomma per me rimanete un enigma.

Prendiamo per esempio il festival di Sanremo. Di edizione in edizione non sono mai riuscito una volta a indovinare il nome del vincitore. Alla fine è irritante. L’artista che mi sembrava meritare la vittoria è sistematicamente condannato dal voto della giuria e dei telespettatori. Il mio beniamino non è mai andato oltre il quarto posto, che non permette neanche di salire sul palco del teatro Ariston per ricevere un mazzo di mimose. In compenso, e altrettanto sistematicamente, quelli di cui non comprerei neanche una canzone a 99 centesimi su iTunes finiscono sempre fra i primi tre!

Andiamo ora a vedere le elezioni generali del 24 e 25 febbraio. Anche questa volta, cari italiani, non avete fatto le cose a metà. Potevate puntare su un imprenditore che solo a marzo rischia tre condanne per “frode fiscale”, “istigazione alla prostituzione minorile e concussione”, e “violazione del segreto istruttorio” (Silvio Berlusconi), su un ex comico (Beppe Grillo) deciso a “fare pulizia nella classe politica”, su un famoso economista (Mario Monti) ex commissario europeo, e su un candidato di sinistra (Pier Luigi Bersani) abbastanza cordiale e socialdemocratico per piacere a tutti.

Ovunque il risultato sarebbe stato evidente, e invece avete rischiato di eleggere Berlusconi come capo del governo per la quarta volta (battuto per meno di 150mila voti alla camera dei deputati), avete eliminato l’economista (che a dire il vero vi aveva sommerso di tasse) e avete probabilmente impedito al socialdemocratico di diventare presidente del consiglio. Avete dato otto milioni e mezzo di voti all’ex comico, permettendogli di bloccare il senato, e quindi il paese, e di far saltare il banco.

E ora? Ecco i politologi e i sociologi (oltre a un esercito di giornalisti) al capezzale dell’Italia. Tutti hanno colto i diversi aspetti del problema: la crisi (una crescita negativa del 2,4 per cento secondo le ultime cifre), la riduzione del potere d’acquisto (i consumi si sono ridotti del 4,3 per cento), la disoccupazione (l’11,2 per cento della popolazione attiva), l’austerità imposta da Bruxelles e Francoforte (300 miliardi di euro tra tagli e nuove tasse entro il 2014). Questi esperti hanno ascoltato le vostre proteste sulla corruzione, sulla “casta dei parlamentari” e sui suoi privilegi. Ho parlato con alcuni giovani laureati che non ne possono più di questa gerontocrazia che si accaparra tutti i posti. Con dei pensionati che ogni primo del mese fanno la coda alla posta per una pensione inferiore ai mille euro. Ho visto il malessere. Ma mi domando: era proprio necessario andare così lontano?

Un segnale d’allarme

Ho ammirato come tutti la bellezza dei vostri paesaggi, la vostra cultura, i vostri monumenti, l’incredibile ricchezza e vivacità delle vostre città, la tranquillità di Ferrara e il caos di Napoli, la vostra eleganza (anche se è diventata più rara), l’estrema disinvoltura dei rapporti umani e la vostra gentilezza, anche quando è solo di facciata. Ho avvertito come molti di voi il fastidio, per non dire la vergogna, che vi sommerge nella lettura quotidiana degli scandali del berlusconismo al tramonto.

Ma questa volta sono veramente arrabbiato. Ancora una volta mi sfuggite. Anche se in parte me lo aspettavo questa volta il risultato delle elezioni è un Sanremo all’ennesima potenza. Nessuno ci capisce più nulla. E se facessimo venire degli etnologi? Di fronte alla decisione di consegnare le chiavi del paese a Grillo decine di corrispondenti esteri e di inviati speciali sono rimasti esterrefatti. I primi hanno cercato più o meno di spiegare ai secondi quello che sanno di questo paese imprevedibile.

In questi giorni ho sentito spesso questa motivazione: quando abbiamo provato di tutto, perché non tentare l’ignoto? Molti me lo hanno ripetuto come se lanciassero un segnale d’allarme. Ho visto gente di destra votare Grillo per disgusto della destra e gente di sinistra per disperazione nei confronti della sinistra. Ma tutti insieme sono un sacco di gente. E forse qualcuno davanti a questo risultato si dice: “Caspita, siamo andati un po’ troppo lontano!”. È un po’ quello che è successo in Francia in occasione del primo turno delle elezioni presidenziali del 2002, quando Chirac si è trovato ad affrontare al secondo turno Jean-Marie Le Pen. Ma in Italia le elezioni legislative non permettono alcun pentimento.

Ora l’iniziativa è nelle mani di Grillo e del suo guru, Gianroberto Casaleggio, incaricato della comunicazione del Movimento 5 stelle. È così, e almeno per ora non si può cambiare nulla. La democrazia parlamentare ha i suoi riti e il suo ritmo. Sul sito di Casaleggio un video profetizza l’arrivo nel 2054 della “civiltà di Gaia”, il cui presidente sarà eletto sulla rete. “Un nuovo ordine mondiale senza partiti politici, senza ideologie, senza religioni”.

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Sembra una canzone di John Lennon. Ma prima dell’avvento di questa civiltà una guerra (a partire dal 2018) tra le “democrazie online” e il resto del mondo avrà ucciso sei miliardi persone.

Cari italiani, siete pronti per imbarcarvi in questa avventura?

Traduzione di Andrea De Ritis.

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