Con l’annuncio, il 27 aprile, della nascita di un governo, finisce la campagna elettorale cominciata nel dicembre del 2012 con la nomina del leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, la nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi e la salita in politica di Mario Monti. Alle istituzioni ci sono voluti due mesi per digerire lo shock del risultato del 25 febbraio (una maggioranza introvabile) e tornare (praticamente) al punto di partenza: un governo sostenuto da partiti politici in apparenza opposti l’uno all’altro.
Si potrebbe dire che era l’unica scelta possibile dopo il rifiuto di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle che ha ottenuto 8,5 milioni di voti, di collaborare con la sinistra per la formazione di un “governo di cambiamento”. Eppure è così: davanti alla novità rappresentata da questa avventura, la classe politica ha preferito un accordo tra moderati, più classico e sicuramente più rassicurante.
Simbolo di questa ritrovata intesa tra destra e sinistra è la presenza al governo, con il ruolo di ministro dell’interno e di vicepresidente del consiglio, di Angelino Alfano, docile alterego di Silvio Berlusconi tornato azionista di peso del nuovo esecutivo. Ha un significato più aneddotico, ma altrettanto simbolico, la nomina di Nunzia De Girolamo a ministro delle politiche agricole. Deputata del Pdl, nel 2008 in parlamento si scambiava bigliettini galanti con il Cavaliere. Ora è sposata con un parlamentare di sinistra.
Tuttavia questo governo di 21 ministri – “l’unico possibile”, secondo il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, che ha usato tutto il suo peso per farlo nascere – si fa notare per la sua relativa giovinezza (l’età media è di 53 anni, undici meno del precedente), la rappresentanza femminile (sette donne) e l’apparente esperienza di alcuni nel campo di cui sono stati messi alla guida. Un po’ tecnico, a bassa intensità politica, è un governo di tregua, non di una pace durevole.
Il nuovo presidente del consiglio lunedì presenterà il suo programma in parlamento per ottenere la fiducia. Una formalità. Quanto durerà? Durerà fino a quando uno dei partiti che compongono questa debole maggioranza deciderà che è arrivato il momento di cominciare una nuova campagna elettorale.
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