Nell’inchiesta televisiva trasmessa domenica 12 maggio in prima serata su Canale 5, una delle sue tre reti, Silvio Berlusconi appariva innocente, bianco come la neve. Un vero cherubino. Dedicata al caso Ruby, questa trasmissione di due ore, puro momento di fiction giornalistica, presentava le serate del bunga bunga come delle semplici serate tra amici, anche se animate da un numero di ragazze molto superiore a quello degli uomini presenti.

Miracolo della ricchezza e del potere, che permette al Cavaliere di offrirsi un’autoassoluzione catodica alla vigilia della requisitoria della magistrata Ilda Boccassini nel processo per concussione e induzione di minore alla prostituzione. Berlusconi sa che buona parte degli italiani gli perdonerà la sua condanna a quattro anni di carcere confermata in appello l’8 maggio per frode fiscale (caso Mediaset). E anche la pena a un anno di carcere ricevuta in prima istanza per divulgazione del segreto istruttorio (caso Unipol). Gli italiani probabilmente perdoneranno anche la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Napoli per corruzione di un senatore. Ma cosa faranno nel caso di prostituzione minorile?

Nella ricostruzione televisiva Karima el Mahroug, detta Ruby, non è una ragazza in fuga che si prostituiva per cercare il successo, fino ad arrivare nelle braccia del Cavaliere prima dei suoi 18 anni. Ma è una sorta di Cosette nata in Marocco, cresciuta in Sicilia e poi, dopo aver abbandonato l’isola e la sua famiglia, spinta dalla miseria a Milano con la speranza di fare strada. E Berlusconi non è un presidente del consiglio che la fa liberare dal commissariato di Milano una notte di maggio del 2012 spiegando che era la “nipote di Mubarak”. Al contrario è un Jean Valjean, un uomo animato solo dalla sua generosità (le darà 57mila euro per aprire un salone da estetista) e non dalla paura che racconti ai poliziotti i dettagli delle serate di Arcore e della sua età. Nulla in cambio, insiste la giornalista? Lei: “Nulla”. Lui: “Nulla”.

Per due lunghe ore, la trasmissione mette a confronto le testimonianze della difesa e le interviste “esclusive” di Ruby e di Berlusconi. La prima, con un filo di trucco e con i capelli raccolti in una coda di cavallo come una ragazza alla prima comunione. Il secondo, seduto su un divano in tenuta sportiva, come un simpatico pensionato. Abbiamo avuto anche accesso alle immagini “esclusive” del sottosuolo di villa San Martino ad Arcore, dove si sarebbero svolte le orge. Solo una semplice sala cinematografica un po’ più lussuosa, con grandi divani bianchi (disegnati da Le Corbusier) e un angolo bar. Nulla di sconvolgente, neanche l’ombra di un palo da lap dance attorno al quale, dicono alcuni testimoni, le ragazze si contorcevano.

La cosa comoda con le trasmissioni che vengono commissionate per se stessi e trasmesse dalla propria rete di cui si pagano i giornalisti è che le domande imbarazzanti non esistono. Come non esistono le testimonianze fastidiose né le registrazioni delle comunicazioni telefoniche tra i diversi partecipanti né le confessioni trascritte sui verbali che contraddicono la “rubacuori” e l’ex capo del governo. Ognuno recita il suo ruolo innocente. Ruby confessa di essere una “bugiarda” che non ha detto la sua età; Berlusconi confessa di essere stato “ingenuo”. “Ha fatto pressioni per far liberare la giovane marocchina?”, osa chiedere il suo intervistatore. La risposta: “Non so dare ordini, né nella mia azienda né in famiglia né nel mio partito. So solo convincere”.

Ma la realtà è testarda e il giorno dopo, lunedì 13 maggio, si è invitata al tribunale di Milano dove la procura ha chiesto nei confronti di Berlusconi una pena di sei anni (un anno per induzione alla prostituzione di minore, cinque anni per concussione) e un’interdizione a vita da qualunque incarico pubblico.

Per cinque ore Ilda Boccassini ha smontato la finzione del Cavaliere ingenuo e della bugiarda Ruby così ben raccontata il giorno prima parlando di “un sistema di prostituzione organizzato per la soddisfazione sessuale personale dell’accusato Silvio Berlusconi”. Per la procuratrice, Ruby e la maggior parte delle ragazze che partecipavano alle serate di bunga bunga, coltivavano un “un sogno italiano negativo” in attesa del miliardario “dal denaro facile e della possibilità di lavorare nel mondo dello spettacolo”. “La ragazza nega perché ha ricevuto più di quattro milioni e mezzo di euro” in tre mesi, ha insistito la procuratrice. “Non c’è dubbio che Ruby si prostituisse”.

“Non ho ancora potuto ascoltare la requisitoria”, ha dichiarato lunedì sera Berlusconi. “Ho letto i lanci di agenzia. Che dire? Teoremi, esagerazioni, ricostruzioni, bugie ispirate da idee preconcette e dall’odio. Contro ogni evidenza al di là dell’immaginabile e del ridicolo. A un magistrato è permesso di tutto. Povera Italia”. Insomma, un’altra finzione!

La difesa parlerà il 3 giugno e il verdetto è atteso non prima del 24 giugno.

Traduzione di Andrea De Ritis

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