Era uscito dai nostri schermi radar. Talvolta la politica, in Italia come altrove, obbedisce a mode e a infatuazioni stagionali. Così avevamo concentrato la nostra attenzione su Silvio Berlusconi (mai fuori moda), su Mario Monti (passato di moda) e Beppe Grillo (decisamente di moda). E avevamo tralasciato le celebrità di un giorno o di una settimana credendole – a torto – effimere. Tra queste celebrità c’era senza dubbio Domenico Scilipoti.
Agopuntore e/o ostetrico (la sua biografia su questo punto è vaga, nella speranza che non faccia confusione tra queste due specializzazioni), nato in Sicilia 56 anni fa, Scilipoti si è fatto notare per la sua versatilità. Entrato in politica nelle file del Partito socialdemocratico italiano, è passato direttamente dall’Italia dei valori dell’ex magistrato anticorruzione Antonio Di Pietro allo schieramento di Silvio Berlusconi. Il suo voto in favore di quest’ultimo è stato determinante nel dicembre del 2010, quando Gianfranco Fini, allora presidente della camera dei deputati, aveva deciso di rovesciare il Cavaliere. Ma questa è una vecchia storia.
Da allora Scilipoti si era fatto dimenticare, non senza aver lasciato la sua impronta sulla vita politica: il sostantivo “scilipotismo” indica ormai, in un’Italia dove alcuni parlamentari cambiano più spesso partito che camicia, la flessibilità ideologica, la plasticità programmatica , il trasformismo eretto ad abitudine se non la brama di guadagno. A Roma si mormora che Scilipoti, pieno di debiti, sia stato generosamente ricompensato per il suo cambiamento di partito.
Avendo fondato il suo piccolo partito, il Movimento di responsabilità nazionale, Scilipoti si è poi distinto non votando la fiducia al governo Monti nel novembre del 2011 (sfoggiando una fascia nera per indicare “il lutto della democrazia”), convinto di interpretare le intenzioni di Berlusconi che invece ha sostenuto il Professore. Ma sei mesi dopo ha approvato i referendum abrogativi difesi dalla sinistra contro quattro leggi del governo Berlusconi.
Insomma, difficile capire la sua linea. Tuttavia l’ex presidente del consiglio, che preferisce le persone flessibili ai caratteri forti, lo aveva messo in buona posizione nelle liste senatoriali del Popolo della libertà in Calabria.
Così è a palazzo Madama, al senato, che ritroviamo il nostro Scilipoti. Là dove nelle prossime settimane potrebbero giocarsi le sorti politiche di Berlusconi e di Enrico Letta. Se il Cavaliere dovesse essere destituito dai suoi colleghi, se il governo dovesse cadere, Scilipoti è già pronto a dare una mano. Sì, ma a chi? Il Red Acer (il famoso pompiere americano morto nel 2004) degli esecutivi che puzzano di bruciato si dice ormai pronto a salvare Enrico Letta. “La responsabilità viene prima di tutto”, ha spiegato sul sito del settimanale L’Espresso. “Il governo deve andare avanti, un governo che sta ridando prestigio al paese”. Una nuova inversione di rotta? “I parlamentari non hanno un mandato imperativo”, minimizza Scilipoti. Come contraddirlo!
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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