Servito su un piatto d’argento. Beppe Grillo, che non ha mai saputo che fare del suo successo alle elezioni di febbraio, accoglie la crisi politica in corso e l’ipotesi di nuove elezioni con evidente piacere. Mentre i suoi parlamentari sembravano aver definitivamente perso lo strumento con il quale promettevano di aprire il parlamento “come una scatola di tonno”, consumando le loro energie in dispute interne e in processi interni, il leader del M5s ha subito seguito Berlusconi verso la strada del ritorno alle urne.
I sondaggi non sono molto cambiati rispetto a questo inverno. Il Movimento 5 stelle, nonostante i suoi errori e l’evidente incompetenza di alcuni dei suoi parlamentari, raccoglie circa il 20 per cento delle intenzioni di voto. Poco meno del Partito democratico (Pd) e del Popolo della libertà (Pdl), accreditati entrambi al 27 per cento. Il paesaggio politico continua a essere diviso in tre partiti inconciliabili.
Il 28 settembre, scatenando il caos per sfuggire ai suoi problemi giudiziari (e non di certo per protestare contro un aumento dell’Iva), Silvio Berlusconi, il forsennato di Arcore, ha realizzato il sogno di Grillo: la crisi permanente, l’happening politico 24 ore su 24, la grande fiera del populismo.
In questo paesaggio politico stravolto, mobile e isterico, dove tutti rivaleggiano in mediocrità, questa situazione è tutta a suo favore. Non c’è più bisogno di dimostrare i benefici dei cambiamenti e delle riforme sostenuti dal suo movimento. Tutto viene cancellato, come su una lavagna magica. Si ricomincia da zero.
In un paese senza punti di riferimento, senza memoria, in balìa di tutte le avventure, eccolo pronto a riscendere in campo per promettere l’uscita dall’euro (“basterà un clic su internet”) e “l’abolizione” del debito italiano (più di duemila miliardi di euro, il 130 per cento del pil). E questo può funzionare.
“Vogliamo le elezioni”, ha detto Grillo domenica 29 settembre, nel giorno del compleanno di Berlusconi. Un bel regalo, non c’è che dire. Contrario finora al sistema elettorale esistente, il famoso Porcellum che ha portato alla catastrofe che tutti abbiamo sotto gli occhi, adesso sembra non avere più così fretta di volerlo cambiare.
“Andiamo a votare e faremo le riforme quando saremo al potere”, continua il comico genovese. Il porcellum infatti è perfetto per Grillo, che tiene insieme il suo partito con il carisma personale. E gli permette di scegliere i suoi parlamentari, nascosto dietro la presunta trasparenza di internet.
“Voglio parlare”, ha detto Grillo, “a quei venti milioni di persone che votano ancora per il Pd o il Pdl. Se continuate così il Movimento scomparirà. Se non votate per noi io me ne vado”. Ecco finalmente una buona notizia.
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