L’idolo è tornato. Diego Maradona, il campione che ha fatto innamorare i tifosi della nazionale argentina e del Napoli (in un vicolo della città c’è addirittura una piccola cappella che custodisce un “vero capello” della leggenda del calcio), è riapparso in Italia per promuovere una serie di dvd dedicati alle sue gesta e pubblicati dalla Gazzetta dello Sport.

Diego ha lasciato un ricordo indelebile non solo nella memoria degli appassionati di calcio (due scudetti e 115 gol in 259 partite disputate con la maglia del Napoli tra il 1984 e il 1991), ma anche in quella del fisco. Appena messo piede sul suolo italiano, Maradona si è visto consegnare dagli uomini di Equitalia, l’agenzia che si occupa di recuperare le tasse non pagate, un’ingiunzione da 39 milioni di euro, incluse le more. L’ex “Pibe de oro” ha firmato la ricevuta con la stessa mano galeotta con cui ha segnato uno dei due gol all’Inghilterra nei quarti di finale dei Mondiali del 1986. L’ingiunzione, valida per 180 giorni, permette di procedere alla confisca dei beni.

La guerra infinita tra Maradona e il fisco risale agli anni napoletani. Condannato nel 2005 a pagare 27,5 milioni di euro per evasione fiscale dalla corte di cassazione (di cui 23,5 milioni solo di interessi), il campione argentino ha trascinato la vicenda talmente a lungo che nel 2011 la giustizia italiana ha deciso di far ripartire il processo da zero per risolvere alcuni errori procedurali. Oggi una sentenza della commissione tributaria della provincia di Napoli, datata 10 gennaio 2013 e confermata in contumacia in appello, rende impossibile qualsiasi ricorso da parte di Maradona.

Rispolverando i toni da Robin Hood, l’amico del presidente venezuelano Hugo Chávez ha dichiarato di essere un “perseguitato nel paese delle tasse”. In uno stato dove il tasso di imposizione si avvicina al 50 per cento (almeno per quelli che le tasse le pagano) le parole di Diego sono tanto populiste quanto popolari. “Ho regalato solo amore per la gente e spettacolo sportivo, senza mai fare male a nessuno ma subendo cattiverie. Questa è l’unica verità, e presto tutti la leggeranno nel libro che regalerò al mondo”, ha tuonato Maradona.

Domenica l’ex calciatore si è presentato negli studi di Rai3, ospite d’onore della trasmissione

Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio, lo stesso che Beppe Grillo vuole sfidare a Sanremo. Alle domande sul suo contenzioso fiscale (non proprio incalzanti, bisogna ammetterlo) Maradona ha risposto professando la sua innocenza e rivolgendo in diretta televisiva il gesto dell’ombrello a Equitalia, che accusa di farsi pubblicità sfruttando il suo nome. A quel punto il pubblico in studio si è lasciato andare a un applauso.

L’intervento di Maradona ha immediatamente rilanciato il dibattito sul peso della fiscalità in Italia. Se per alcuni alcuni l’ex calciatore non è altro che un evasore impenitente (un po’ come Berlusconi), per altri è una sorta di paladino che si ribella ai massacri del fisco. Proprio mentre comincia il dibattito sulla legge finanziaria per il 2014, l’attacco di Maradona (oggi ambasciatore per lo sport degli Emirati Arabi Uniti) in nome dei piccoli contribuenti in collera rende felici tutti quelli che amano i paradossi e quelli che apprezzano l’Italia. Che poi, in fondo, sono un po’ le stesse persone.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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