Ormai in pochi scommettono sulla durata di vita del consiglio regionale del Piemonte diretto dal marzo del 2010 da Roberto Cota. Insieme ad altri 42 consiglieri della sua maggioranza, questo parlamentare della Lega nord è oggetto di un’inchiesta del tribunale per avere durante il suo mandato allegramente confuso fondi pubblici e spese private, ed essersi fatto rimborsare dallo stato anche spese che senza dubbio avevano un carattere personale. A sua giustificazione si può dire che non era il solo. La maggioranza dei consigli regionali, sia di destra sia di sinistra, è nel mirino della giustizia, anche se lo stipendio dei consiglieri si avvicina ai settemila euro.

Ogni giorno la lettura della stampa è edificante. Questa mattina per esempio (mercoledì 4 dicembre) si è saputo che il suddetto Cota aveva messo in nota spese l’acquisto di due costumi da bagno (dei boxer verdi, come il colore del suo partito) mentre faceva un corso intensivo di lingua inglese a Boston nell’estate del 2011. “Ho pagato tutto di tasca mia”, si era difeso davanti agli investigatori che hanno però rilevato non meno di 115 contraddizioni nelle sue dichiarazioni. “Si trattava di spese per la mia formazione politica”.

Altre fatture attestano l’acquisto di sigarette di cui è un grande consumatore (Pall Mall o Marlboro Light) così come di caffè pagati alla sua scorta in diversi autogrill del nord Italia mentre avrebbe dovuto essere a Roma (o viceversa). Senza contare poi i fazzoletti di carta, i panini, le penne, i dvd, gli spazzolini e i 190 euro di carne comprata in una macelleria di Asti gentilmente “offerta dai cittadini piemontesi. I carabinieri hanno guardato con curiosità la domanda di rimborso di cinque pasti consumati lo stesso giorno nello stesso ristorante dei Parioli a Roma. Di fatto dall’inizio del suo mandato 512 scontrini messi in nota spese sarebbero senza giustificazione reale.

Inoltre Cota sembra avere il dono dell’ubiquità. Un esempio: il 22 marzo 2011 alle 13,36 si trova secondo il suo scontrino al ristorante Exki di Torino. Fin qui niente di strano, ma, miracolo, ecco che alle 15,34 è da Cenci, un negozio molto chic di Roma, distante un’ora di aereo dalla capitale piemontese, dove ha comprato 112 euro di foulard, di cui ha chiesto il rimborso in nota spese. “Si tratta di errori della mia segretaria”, si difende l’ancora presidente del consiglio regionale del Piemonte. Ma ogni seduta dell’assemblea è ormai tesa e l’opposizione si appresta a dimettersi per arrivare a nuove elezioni.

Dopo lo scandalo “Batman”, dal soprannome di un consigliere regionale del Lazio, che nell’inverno del 2011 era riuscito a far pagare con i fondi pubblici stanziati al suo partito l’acquisto di uno fuoristrada giapponese nuovo fiammante (perché quell’inverno a Roma aveva nevicato) e di una Smart (che però a causa della sua stazza era stato costretto con rammarico a rimandare al concessionario), si pensava di aver visto di tutto. Ma a quanto pare non è così. Almeno Batman aveva il senso del grandioso e dello smisurato. Ma dei fazzoletti di carta! Dei panini! Chi vogliamo prendere in giro?

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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