Chi avrebbe scommesso su di lui, quando il 2 dicembre 2013 Angelino Alfano, l’ultimo tra i delfini scelti da Silvio Berlusconi, lo ha tradito votando la fiducia al governo Letta? Chi avrebbe scommesso sul suo futuro quando il 16 novembre ha fondato il Nuovo centrodestra (Ncd), ennesimo piccolo partito che avrebbe dovuto raccogliere i voti di una destra “diversamente berlusconiana”, come si definisce lui stesso?
Ci si interrogava sulla sincerità di quest’uomo, che a 43 anni è diventato un nemico dell’uomo che fino a quel momento aveva servito senza alcun rimorso o scrupolo di coscienza.
Finora la storia non è stata molto favorevole ai traditori. Umberto Bossi, che nel 1994 fece cadere il primo governo dell’ex Cavaliere, è oggi un uomo vecchio e malato e costretto a lasciare il suo partito per illeciti finanziari. Pier Ferdinando Casini, che nel 2008 ha rifiutato di allearsi con Berlusconi, oggi non compare neanche più nei sondaggi. Gianfranco Fini, che nel 2010 aveva perso per tre voti la possibilità di far cadere il Caimano, oggi non è neanche più in parlamento.
Ma a differenza dei suoi predecessori, Angelino ha saputo aspettare che il frutto fosse maturo per coglierlo. Cioè che Berlusconi fosse condannato per frode fiscale ed escluso dal parlamento. Il suo piano era semplice: creare un partito costituito dagli elementi più “presentabili” della destra berlusconiana. E poi attirare gli altri, via via che si sarebbero resi conto che Berlusconi, ineleggibile e privato dei diritti civili, non poteva più assicurare il loro futuro politico. Anche se da questi calcoli la morale è assente, l’abilità politica è ben presente.
Il 13 aprile Alfano è stato eletto per acclamazione a capo del Nuovo centrodestra. “Se volete votare per la nostalgia”, ha detto il leader dell’Ncd, “potete fare la scelta di Berlusconi e di Forza Italia. È con noi invece che costruirete il futuro”. Una frase che si rivolge sia ai futuri elettori del suo partito che all’ultimo manipolo di fedeli dell’ex presidente del consiglio, preoccupati di scoprire, sondaggio dopo sondaggio, che Forza Italia rappresenta appena il 20 per cento dei voti. Anche se l’Ncd è dato solo al 5 per cento, è a quest’ultimo che potrebbero andare i nuovi voti.
In questa occasione Angelino Alfano ha anche annunciato, da ministro degli interni, che la latitanza di Marcello Dell’Utri, collaboratore e amico della prima ora di Berlusconi, condannato in appello per aver aiutato la mafia e in attesa di sentenza definitiva, era finita in Libano. E che ben presto sarebbe stato riportato in Italia, dove rischia sette anni di carcere. Alfano ha anche accolto con gioia il prossimo arrivo nel suo staff di Paolo Bonaiuti, storico addetto stampa del Caimano. Altri transfughi sono attesi, tutti a braccia aperte.
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