Per un artista cambiare registro non è facile. Coluche c’era riuscito bene in Ciao amico (film di Claude Berri del 1983). Adesso è il turno di Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 stelle (M5s). In Italia la cosa è più facile visto che i grandi attori (come Alberto Sordi o Vittorio Gassman) eccellevano sia nella tragedia sia nella commedia.
“Noi siamo seri”, è stato costretto a ripetere Grillo dopo la sua proposta a sorpresa di discutere insieme a Matteo Renzi la legge elettorale. “Vogliamo uscire dal limbo”, ripetono i suoi collaboratori, che dicono di aver preso atto della supremazia del presidente del consiglio dopo la sua vittoria alle elezioni europee (il 40,8 per cento dei voti) e del loro errore strategico di rifiutare qualunque alleanza e accordo, in attesa di ottenere – chissà quando – il 50 per cento più uno dei voti per dirigere l’Italia.
Ma proprio a causa di questo comportamento facciamo fatica a credergli. L’opinione pubblica si deve abituare. Da più di un anno i parlamentari dell’M5s e lo stesso Beppe Grillo si sono chiusi in un’altezzosa solitudine, allontanando tutti coloro che non la pensavano come loro, e si sono creati un profilo da cui fanno fatica a uscire. I contatti presi dal capo del movimento con l’eurofobo Nigel Farage per creare un gruppo comune nel parlamento europeo hanno finito per dare al movimento un’immagine alquanto vaga, almeno da un punto di vista ideologico. Eccoli adesso diventati improvvisamente favorevoli al dialogo. Aspettiamo per dare un giudizio.
Il sistema elettorale presentato dall’M5s (proporzionale corretta, un solo turno, 48 circoscrizioni, introduzione delle preferenze) battezzato Democratellum si contrappone radicalmente al cosiddetto Italicum messo a punto da Renzi e Silvio Berlusconi (liste bloccate, 117 circoscrizioni, due turni nel caso in cui nessuna lista o coalizione raggiunga il 35 per cento dei voti al primo turno). Anche se l’incontro tra le delegazioni della maggioranza e del movimento, previsto per questa settimana, si svolgerà in streaming su internet, è difficile vederci chiaro.
Solo questioni di opportunismo politico potrebbero favorire un accordo: da un lato Grillo cerca di uscire dalla situazione di stallo in cui ha finito per cacciarsi da solo; dall’altro Renzi potrebbe essere tentato di favorire una nuova alleanza dopo quella conclusa con Berlusconi, sempre più nervoso per l’avvicinarsi del processo d’appello per istigazione alla prostituzione minorile e per concussione che comincerà nei prossimi giorni a Milano. Per ora Renzi continua a far sapere che non ha motivo di rompere il suo patto con l’ex Cavaliere. Ma oggi il presidente del consiglio, qualora volesse, ha una carta in più da giocare.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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