Il 17 luglio Francesca Pascale, la giovane fidanzata di Silvio Berlusconi, ha compiuto 29 anni. Il 18 luglio è toccato all’ex presidente del consiglio ricevere il suo regalo: l’assoluzione in appello nel processo Ruby, per il quale era stato condannato in primo grado a sette anni di carcere per favoreggiamento della prostituzione minorile e concussione. Se la condanna fosse stata confermata in appello e poi in cassazione, si sarebbe aggiunta ai tre anni condonati della sentenza Mediaset, in base alla quale deve lavorare per quattro ore alla settimana in una casa di cura per malati di Alzheimer alla periferia di Milano.
Per il settantasettenne Berlusconi la notizia rappresenta un’infusione di giovinezza e la possibilità di un nuovo inizio, anche se resta fuori dal senato ed è ancora indagato per corruzione a Napoli e Bari. La vicenda Ruby, in cui Berlusconi era accusato di aver pagato i favori di una giovane prostituta e di averla fatta liberare quando era stata arrestata per un furto affermando che era la “nipote di Mubarak”, pesava come un macigno sulla sua immagine. I racconti dei bunga bunga, le serate orgiastiche nella villa di Arcore, avevano suscitato il disprezzo e lo scherno del mondo intero.
Anche se arriva troppo tardi per salvare una carriera in declino, segnata dalla scissione del suo partito e dal pessimo risultato alle elezioni europee di maggio, la sentenza d’appello permetterà almeno a Berlusconi di riprendere in mano Forza Italia. Alcuni dei suoi parlamentari ipotizzavano già una scomparsa definitiva dell’ex premier dalla scena politica in caso di condanna. E invece, mentre lavora con il presidente del consiglio Matteo Renzi alla riforma del sistema elettorale e del senato, per lo scorno di alcuni suoi sostenitori, Berlusconi torna a essere una figura imprescindibile. Proprio quando il capo del governo, prevedendo il peggio, aveva aperto un negoziato con il Movimento 5 stelle.
Berlusconi forever? Dato per morto mille volte e mille volte resuscitato, trenta volte processato e trenta volte salvato dall’assoluzione o dalla prescrizione, l’ex cavaliere dimostra ancora una volta di avere la pelle dura.
Questa “vittoria” è dovuta soprattutto al lavoro dei nuovi difensori di Berlusconi, che hanno cercato di “depoliticizzare” il processo d’appello evitando di insultare i “giudici comunisti” che avevano condannato il loro assistito in prima istanza. Gli avvocati hanno sostenuto che non esiste alcuna prova di rapporti sessuali a pagamento con Ruby, e che Berlusconi era in buona fede quando pensava che l’arresto della giovane potesse danneggiare i rapporti diplomatici tra l’Egitto e l’Italia.
Alla fine i giudici hanno dato ragione alla difesa, assolvendo un uomo che si presenta come “il più perseguitato del mondo”. In questo modo la corte ha ribaltato una sentenza senz’altro eccessiva, emanata in un clima di scontro isterico tra i sostenitori e gli avversari di Berlusconi e su cui pesava il sospetto di “accanimento politico”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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