“Ça s’en va et ça revient”, se ne va e se ne torna, cantava Claude François in Chanson populaire, nel 1973. La Costa Concordia naufragata 31 mesi fa all’entrata del porto del Giglio è stata rimorchiata il 23 luglio per un ultimo viaggio fino a Genova sotto lo sguardo attento di Ségolène Royal. Il naufragio della nave, il 13 gennaio 2011, due mesi dopo che Silvio Berlusconi aveva lasciato il potere, aveva fatto temere il ritorno del suo fantasma. Infatti, il capitano dell’imbarcazione, Francesco Schettino, spaccone, avventato e imprudente, ricordava moltissimo qualcuno.
Questo qualcuno, rieccolo, “quale in se stesso infine l’eternità” non lo muterà mai (questa volta è Mallarmé). Assolto in appello dall’accusa di prostituzione minorile e di concussione, Berlusconi vorrebbe apparire innocente per tutti gli altri reati che gli sono stati attribuiti, dalla frode fiscale - per la quale è già stato condannato definitivamente a quattro anni di prigione (di cui tre amnistiati) ed escluso dal parlamento - alla corruzione, reato per il quale è indagato a Napoli e a Bari. Il suo ragionamento è semplice ma efficace: se sono innocente per le cose peggiori che importanza hanno i miei “peccatucci”? Insomma, o sono colpevole di tutto o di niente.
Nell’attesa di ritrovare un giorno il suo posto al senato e il suo onore - come Richard Kimbel nel Fuggiasco del 1963, “vittima innocente di una giustizia cieca” - Berlusconi cerca di recuperare il tempo perduto e di ricostruire quello che ha rotto, cioè una grande formazione di centrodestra con la quale - forse un giorno - tornerà al potere per vendicarsi dei suoi nemici come nel Conte di Montecristo.
Nel frattempo Renzi comincia a perdere la pazienza. La sua riforma del senato minaccia di arenarsi a palazzo Madama. Ogni giorno che passa si conclude con una vittoria degli ostruzionisti, che hanno presentato quasi ottomila emendamenti. Secondo i calcoli di un parlamentare ci vorranno “200 giorni per discuterli”. In altre parole sembra di assistere all’incubo di Phil Connors (Ricomincio da capo di Harold Ramis, 1993).
Renzi che “va, che viene e che gira in tondo” (sempre Claude François) minaccia di far lavorare i senatori dalle nove di mattina a mezzanotte, tutti i giorni, domenica compresa, per far approvare la riforma. “Lavorare la domenica?”, gridano scandalizzati i parlamentari cattolici. “Ma scherziamo, è il giorno del Signore!”. Renzi contrattacca tirando fuori l’arma delle sue dimissioni e delle elezioni anticipate in autunno. Insomma in Italia “anche se non piove l’estate sarà calda” (come cantava Erica Charden nel 1979). Al ritorno dalle vacanze (a fine agosto) speriamo almeno che la Costa Concordia sia arrivata a Genova. Ne riparleremo presto.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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