Mercoledì 12 novembre, dopo la fine dell’ottavo incontro tra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il suo avversario-partner Silvio Berlusconi, i due si sono trovati d’accordo nel dire di essere d’accordo. Il comunicato di questa riunione dedicata alla nuova legge elettorale che dovrà garantire la governabilità dell’Italia in caso di elezioni è un bell’esempio di ottimismo a denti stretti: “le differenze sulla soglia minima e sul premio alla lista invece che alla coalizione non impediscono che si arrivi all’approvazione in senato entro dicembre”.

Ma parlare di differenze non rende bene l’idea. Ecco cosa ho scritto su questo blog a marzo dopo il voto sull’Italicum in prima lettura alla camera dei deputati: “Se un partito o una coalizione raggiungono a livello nazionale il 37 per cento dei voti, ottengono un premio di maggioranza del 15 per cento, che gli permetterà di controllare il 52 per cento dei seggi alla camera. Se invece questa soglia non sarà raggiunta, due settimane dopo i due partiti o coalizioni arrivati in testa andranno al ballottaggio. Ma per superare la soglia di sbarramento, una coalizione dovrà prendere più del 12 per cento dei voti e un partito più dell’8”.

Da allora molte cose sono cambiate. Grazie alla vittoria del Partito democratico (Pd) alle elezioni europee (con il 41 per cento dei voti), Renzi si è reso conto di poter ottenere da solo quello che voleva conquistare insieme ad altre formazioni. Questo ha portato alla nuova proposta di accordare il premio di maggioranza al partito, e non più alla coalizione, che avrà ottenuto il 40 per cento dei voti. Le piccole formazioni di centro alleate di Renzi al governo, come il Nuovo centrodestra, hanno capito che questo significherebbe la loro scomparsa o la loro fusione in un partito più grande. Così dopo molte trattative sono riuscite a ottenere che la soglia di sbarramento in parlamento scendesse al tre per cento.

Ma in questo modo era Berlusconi, il principale partner di questo patto, a trovarsi in difficoltà. Accreditata del 15 per cento dei voti, Forza Italia non è certa di poter arrivare al secondo turno visto che (almeno nei sondaggi) è dietro al Movimento 5 stelle. Inoltre la nuova versione della legge permetterà ai dissidenti del berlusconismo di rimanere indipendenti. Sbattere la porta in faccia ai negoziati con la sinistra, come ha già fatto in due occasioni? Berlusconi ci ha pensato seriamente, sotto la pressione dei suoi sostenitori più arrabbiati. Negoziare delle contropartite in cambio della sua approvazione? Questa sembra essere la via scelta dall’ex Cavaliere.

Per ora Berlusconi ha già ottenuto due risultati: i capolista di ogni circoscrizione (un centinaio) saranno scelti dai partiti. Questo gli permetterà almeno di ottenere un gruppo consistente di deputati fedeli alla camera. Inoltre ha ottenuto la promessa (puramente teorica) che, una volta adottata, la legge Renzi non provocherà elezioni anticipate nella primavera del 2015. Serve tempo, alla destra per ricompattarsi e a Berlusconi per convincerla di essere sempre il suo leader.

Ci saranno altre trattative? Tutto è ancora possibile. Secondo la stampa italiana Berlusconi spera in una riforma della giustizia (attualmente in corso di elaborazione) più compatibile con i suoi interessi. Oppure, altra ipotesi, vorrebbe avere un ruolo nella scelta del prossimo presidente della repubblica, in modo che quest’ultimo non sia del tutto ostile alla grazia che Giorgio Napolitano gli ha negato, vista la condanna per frode fiscale, l’esclusione dal parlamento e l’ineleggibilità per sei anni.

Insomma, se dopo la lettura di questo post avete l’impressione un po’ nauseante di una trattativa da mercatino delle pulci, non è perché avete mangiato o bevuto troppo ieri sera prima.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it