La legge sulle unioni civili perde pezzi per interessi politici
In Italia il dibattito parlamentare sulle unioni civili riprenderà in senato il 24 febbraio, dopo una settimana di sospensione. Il tempo necessario a trovare una soluzione che garantisca al provvedimento una maggioranza in una camera in cui nessun partito ne esprime una in modo autonomo.
In precedenza, due settimane di discussioni arrivate a loro volta dopo una sessantina di sedute in commissione, hanno finito per scavare un fossato tra i sostenitori di una legge – richiesta dalla società civile e pretesa dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) – e i suoi avversari, che la rifiutano rivendicando un attaccamento ai valori predicati dalla chiesa.
Un passo indietro
Il disegno di legge Cirinnà, dal nome della senatrice del Partito democratico che l’ha redatto, sembrava partito con il piede giusto. Una settimana dopo la manifestazione dei sostenitori della legge sulle unioni civili, che a gennaio aveva chiamato a raccolta diverse decine di migliaia di persone in cento città della penisola, sono scesi in piazza gli avversari della legge, ancora più numerosi: anche se non erano i due milioni rivendicati dagli organizzatori, sono stati abbastanza per consentire agli spiriti più infiammati di esprimersi.
Il testo è stato limato, piallato, calibrato per evitare in tutti i modi di essere accostato a una nuova forma di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Definita “formazione sociale specifica”, sembrava presentare tutte le garanzie giuridiche e morali per poter essere adottata. Il Movimento 5 stelle (M5s) aveva promesso il suo appoggio al Partito democratico. Sulla carta, se non altro, esisteva una maggioranza.
Il senato, che dovrebbe sparire con la soppressione del bicameralismo perfetto, ha dato uno degli ultimi e peggiori spettacoli della sua storia
Non si erano però fatti i conti con il suo punto più controverso, riguardante la possibilità per un coniuge di adottare il figlio del partner. La chiesa si è opposta con fermezza, sostenendo come questa misura porti inevitabilmente alla gestazione per altri. I parlamentari cattolici non chiedevano altro. Questi ultimi sono numerosi e trasversali. Se ne trovano all’interno del Nuovo centro destra (Ncd), piccolo partito alleato del governo, nel Partito democratico, nella Lega nord, in Forza Italia e perfino nel Movimento 5 stelle, il “non partito” di Beppe Grillo.
Prima dell’inizio del dibattito, una trentina di senatori di centrosinistra, battezzati “cattodem” (cattolici democratici) avevano manifestato il rifiuto di votare la parte della legge relativa all’adozione. Il governo contava di aggirare l’ostacolo grazie all’appoggio dei senatori grillini. Ma, colpo di scena, Beppe Grillo prende alla sprovvista la sinistra annunciando sul suo blog il “voto secondo coscienza” per i suoi parlamentari, a scapito di numerosi militanti.
Dietrologie politiche
Restava una soluzione tecnica: un superemendamento che comprendesse tutti gli articoli della legge. Una volta approvato, avrebbe fatto cadere in automatico gli emendamenti di disturbo (circa cinquemila). Ancora una volta però i parlamentari dell’M5s si sono sottratti agli impegni. Rifiutano di fare da stampella al Partito democratico e mettono quest’ultimo di fronte alle sue responsabilità: far adottare la legge contando solo sulle loro forze, modificarla o ritirarla. In questa occasione il senato, che dovrebbe sparire con la soppressione del bicameralismo perfetto, ha dato uno degli ultimi e peggiori spettacoli della sua storia.
In altre circostanze ispirata al paganesimo, la Lega nord cerca di attirare i voti dei cattolici
Si poteva prevedere questa impasse? In parte sì. Il Partito democratico, nato dalla fusione tra il Partito comunista e una parte della Democrazia cristiana, non ha una linea chiara sulle questioni etiche. Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha mantenuto un profilo basso. Anche lui ha concesso libertà di coscienza ai suoi parlamentari.
Nel 2007 da cattolico aveva partecipato a una manifestazione a favore della famiglia tradizionale al fianco della destra e di una parte del clero. Pronto ad attribuirsi il merito di una vittoria o a scaricare sul parlamento la responsabilità di un’eventuale sconfitta, deve a questo punto porre fine al suo atteggiamento prudente e precisare quali contorni e quali ambizioni vuole dare alla proposta di legge Cirinnà.
Anche i suoi alleati centristi sono divisi tra quelli che vorrebbero silurare la legge nella sua interezza e quelli che vorrebbero un testo ridotto ai minimi termini. In altre circostanze ispirata al paganesimo, la Lega nord cerca di attirare i voti dei cattolici. Favorevole a una legge, Berlusconi non ha più la forza di imporsi su ciò che resta delle sue truppe. Anche la Conferenza episcopale italiana annovera falchi e colombe. I primi non vogliono sentir parlare di “pacs all’italiana”, i secondi sono favorevoli (senza la parte sull’adozione).
A tutto questo destreggiarsi si aggiungono dietrologie politiche. Le elezioni amministrative che si terranno a giugno in 1.300 città – tra cui Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli – consentiranno alle forze politiche di misurarsi e di contarsi. In autunno è previsto un referendum sulla riforma costituzionale. Renzi, che vuole trasformare quello scrutinio in un plebiscito, ha anticipato che in caso di sconfitta lascerà la politica. Sono in molti ad avere la tentazione di cominciare già da adesso la campagna elettorale, impedendogli di spegnere con gioia le candeline del suo secondo anniversario a palazzo Chigi, sede della presidenza del consiglio.
Questi due appuntamenti chiariranno le strategie degli uni e degli altri. Dopo un recente sondaggio, l’M5s si stupisce di attirare ormai elettori di destra e di sinistra, il che incoraggia l’ambiguità. L’Ncd vuole dimostrare di poter influenzare l’agenda politica anche se il suo peso non supera il 3 per cento delle intenzioni di voto. Renzi sogna con discrezione il giorno in cui riuscirà a far emergere un partito della nazione trasversale, moderato e inclusivo come lo era la Democrazia cristiana. Tutti questi calcoli dietrologici pesano sul destino della “formazione sociale specifica”. Nel frattempo, l’Italia resta l’unico paese dell’Europa occidentale senza una legge specifica per le coppie omosessuali.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)