Crescere la salvia in vaso non è un privilegio esclusivo dei pollici verdi. Nulla di più semplice dello staccare un capolino di foglie, metterlo in una tazza vuota ma prima intiepidita con acqua bollente, versare poi sulla salvia acqua al primo bollore. Va lasciato in infusione qualche minuto, ovvero fino a che la tisana sarà alla temperatura giusta per berla, meglio se con l’aggiunta di un po’ di miele.
La salvia, cespuglietto suffruticoso della famiglia delle labiate, fa bene alla salute, non a caso deriva il nome dal latino salvus. L’infuso è tonico e stimolante, ma non impedisce di dormire (almeno a me).
Alla Salvia officinalis i più esigenti preferiranno quella cosiddetta di montagna – Salvia fruticosa o Salvia triloba – che in Grecia è chiamata faskomilo ed è usata per preparare un infuso tradizionale. Questa è meno facile da reperire. Io me la sono procurata da un vivaio specializzato in salvie (ne conta quasi quattrocento nel catalogo, consultabile su Leessenzedilea.com).
Chi gradisse anche la verdena all’aroma di limone, coltiverà in vaso Lippia citriodora, la limoncina o erba cedrina dalle meravigliose foglie chiare come il sole, che solo a sfiorarle ricamano l’aria di zampilli fragranti. D’inverno scompare, per ricacciare ai primi tepori. Consiglio di tagliare i rami d’autunno, lasciar seccare le foglie in casa, protette da un telo, e quando sono bene asciutte, staccarle e conservarle in barattolo.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it