1. **Françoise Hardy, Tous les garçons et les filles

Qualsiasi cosa per un periodo francese: l’estate chouette, la baguette, le trasferte parigine e i deserti tunisini, L’étranger e la Belle du Seigneur. Ma poi ci si mette anche Blob, sempre un oracolo in questo genere di cose, e una sera ecco la diva della malinconia pop parigina, massima musa musette, con uno slow del 1962 che francamente fa venire voglia di passeggiare per il quai de Jemmapes, eventualmente anche per buttarsi giù da uno di quei bei ponti di ferro. Ma per carità: giusto per un bagno rinfrescante di malinconia.

2. Chapelier Fou, Elle est l’eau qui fai le torrent

Anche dalla celebre pigna di cd che non si riescono ad ascoltare in stagione saltano fuori novità francofone degne di nota: come questo cappellaio matto di 26 anni che con una mano (quella che ha studiato violino al conservatorio) tesse trame acustiche e iterative e con l’altra trova modi elettronici per sparigliare la tendenza alla pulizia stile colonna sonora di Yann Tiersen. Merita il suo album 613 (che poi, per gli amanti di judaica e numerologia, è la cifra fissa dei chicchi nel melograno, ottimo frutto per insalate da snob francesi).

3. Radiodervish con Livio Minafra & la banda di Sannicandro di Bari, Les Lions

Al di là del francese sfoderato qui dal solito strepitoso Nabil Salameh, l’album Bandervish è una delle cose che suonano meglio di tutta l’estate: le meditazioni mediterranee/mediorientali della band rivestite dell’elegante drammaticità di una banda che (grazie anche alla direzione musicale del jazzista Minafra) sorvola le aride lande del zumpa zumpa balcanico dall’alto di una noblesse verdiana, quasi più come sinfonia da passeggio in un rigoglioso romantico Sud.

Internazionale, numero 860, 20 agosto 2010

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