1. Brigitte, Ma Benz

“Wine comme une vipère/ si t’as le savoir-faire / T’inquiète pas, y à pas d’galère/ J’le dirai ni à ton père ni à ta mère”. Un vecchio tube dei più infoiati dell’hip hop francese, gli Ntm dalla banlieue di St. Denis: una mostruosità machista di desiderio nero che si trasforma qui nel divertissement di due parigine che decidono d’inzuppare nella seduzione il loro folk da biscotti caserecci; e le rime insidiose diventano sinuose. Nella compilation Hôtel Costes Vol. 14, come sempre assemblata da Stephane Pompougnac, ergastolano della lounge.

2. Esperanza Spalding, Inutil paisagem

Complicata come i suoi boccoli afro, questa 28enne contrabbassista gallese caraibicoportoghese di Portland si guarda bene dai pezzi facili. Nel suo ultimo lavoro, Chamber music society, non mette confini tra bossa, jazz e musica da camera. Acrobatica a oltranza, a volte a scapito dell’immediatezza. Qui però sminuzza le sottigliezze ritmico-melodiche di Tom Jobim con il solo aiuto del suo grosso grasso basso, e di sovraincisioni multiple della sua educatissima voce, raggiunge il traguardo che di rado sembra cercare: la semplicità.

3. Emily Jane White, The law

Esiste anche questo genere: il dark folk. Viene da una californiana tenebrosa, di quelle che si fanno scoprire prima dai francesi. Il suo album è in arrivo, intanto si può scaricare questo assaggio dal suo sito. E constatare come l’insieme di una voce chiara appena increspata di tristezza, un arpeggio di chitarra semplice, qualche accordo di pianoforte in crescendo, qualche indistinto riverbero notturno e una vena di introspezione siano elementi di una seduzione americana furtiva, senza ancheggiamenti né acrobazie: la conquista di un pezzo d’anima.

Internazionale, numero 870, 29 ottobre 2010

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