1. David Lynch, I know
La log lady e il picchio stile Angry Birds, la segheria e l’hotel sul bordo della cascata, i semafori che dondolano nel vento e le musichette magiche di Angelo Badalamenti; vent’anni dopo si torna sul luogo del delitto, Twin Peaks, con una Gold box edition. Intanto, l’autore del mitico teleserial torna a dedicarsi alla musica pop e pubblica due pezzi con la label inglese Sunday Best; il lato B è quello malato al punto giusto, come un blues lobotomizzato in una clinica abusiva; e quel clangore che riecheggia dietro ai rullanti, è una chitarra o una segheria?
2. Beatrice Antolini, Eastern sun
Se mai dovesse fare un casting italiano, Lynch potrebbe tenere da conto questa mutante di Macerata che macina uno stravagante pop alternativo cantando in inglese, tenendosi nella scia di Afterhours, Baustelle et alia, e sfornando lavori che pensano internazionale. Come l’ultimo, BioY, in cui scrive pezzi per Michael Jackson, costeggia i Talking Heads e Tom Waits, il ragtime e il funky rumorista alla Matthew Herbert; e si cimenta in esercizi di elettronica non elementare. È impigliata nel suo talento ed è uno spettacolo vederla districarsi.
3. Nick the Nightfly, Midnight pasta
E invece lui, che sarebbe scozzese e radiofonico, notturno e occhialuto come un gufo di Lynch, vuol fare l’italiano. Difficile trovare un medium swing da dopocena più distensivo. Ma uno nella vita si deve pure rilassare, e il nuovo album, Nice one, si srotola come una pulitissima moquette musicale, tessuta a mano e a bocca da fior di jazzisti e vocalist nostrani. Dopodiché, il ricettario aglio olio e seduzione sgranato da quest’uomo di gusti affinati nella barrique di Monte Carlo nights può essere innaffiato, a scelta, con sagrantino e sofà o verbena a volontà.
Internazionale, numero 875, 4 dicembre 2010
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