1. Trent Reznor feat. Karen O, Immigrant song

Paragonare un libro a un film non è educato, però il trailer è meglio del libro. Ha ritmo e non bisogna arrivare a pagina 345 perché cominci vagamente a succedere qualcosa. Chi ha letto il libro riconosce la tremendona Lisbeth Salander, chi va al cinema riconosce il faccione da Bond suonato di Daniel Craig. E poi il trailer di The girl with the dragon tattoo non ha dialoghi né voci fuori campo: solo una cover industrial-metallica del pezzo dei Led Zeppelin (memorabilmente doppiato in playback da Jack Black in School of rock).

2. Depeche Mode, I feel you (Helmet at the helm mix)

Altri tre giga di remixoni dei Depeche da caricare nei cir­cuiti neuronali, da ascoltare durante il viaggio verso il villaggio vacanze al largo dei Bastioni di Orione. Tutte queste manipolazioni oltranziste di pezzi che già nascevano belli sintetici hanno poco senso. Insomma, questa collezione* Remixes **2: 81-11* o non ha senso alcuno, o è una pietra miliare dell’elettronica derivata, un reliquiario di Blade runner (und Dorfmeister) per far giocare in cortile i cuccioli di androide e ritrovare la fede con *Personal Jesus *in triplice copia.

3. Jean-Michel Jarre, Oxygène 4

Che bello, sembra di essere nella sigla di un tg, di quelle in cui si surfa su scie luminose che collegano metropoli del mondo e ci sono cronografi che corrono e fotografi che scattano e una galassia di punti luce e neanche un pelato all’orizzonte. Tutto in Essentials & rarities, antologia del geniaccio francese responsabile del suono futuribile come ce l’immaginavamo a fine anni settanta/primi ottanta, pieno di bollicine sintetiche (marca VCS3) e molto patinato, ideale per il relax in una chaise longue galleggiante e per tentare il ratto di Charlotte Rampling.

Internazionale, numero 901, 10 giugno 2011

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