1. Ry Cooder, No banker left behind
Ritmo da notti nel vagone merci, montaggio veloce su una nuova grande depressione (da far sembrare quella precedente un folkloristico contrattempo), e il buon vecchio Ry suona chitarre, banjo, mandola e basso, e piazza il figlio Joachim alla batteria, rinforzando così l’immagine dell’uomo ridotto a mendicante. Nel nuovo album Pull up some dust and sit down si respira polvere di States, ma dal modo in cui se la prende coi banchieri, malarazza social club, si capisce che siamo alle solite. Suoniamoci e cantiamoci il blues, non passerà di moda troppo presto.
2. Radiofiera, El miracoeo
Guardatevi attorno: se vedete “pansoni che magna e poi caca schei”, capannoni ovunque e per terra le briciole di un benessere distribuito quel giorno che eravate malati, eccovi nel nordest! Benvenuti nel rock & radicchio di Ricky Bizzarro, randagio chitarrista e poetastro di marca trevigiana, inebriato di prosecco e Furore alla John Steinbeck. Atinpùri è il titolo del nuovo album, prodotto da Giorgio Canali, ruvidamente regionale, un po’ Meneghello and roll ma degno di circolare come un vagabondo nei circuiti degli arrabbiati e dei romantici.
3. Boots Electric, Swallowed by the night
S’intitola Honkey kong ed è una di quelle scatole a sorpresa da scena alt americana: il diavolaccio degli Eagles of Death Metal in un esercizio di stile con Money Mark, il tastierista elettrico migliore amico (musicalmente) dei Beastie Boys. Come un juke box di rimbalzi tra impulsi rock e virgolette retrò, graffiti-cazzeggio a tratti kitsch & camp ma divertente e ispirato nel suo insieme; e non mancano la ballata doowop e le slide guitar e i cori da coyote: tutti insieme a ululare alla luna, inghiottiti dalla notte sì, ma divertiti.
Internazionale, numero 917, 30 settembre 2011
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