1. The Pieces of Shit, Lay & love
Chi sono questi “pezzi di emme” che dominano il pastiche pop/cinematografico di This must be the place, il film di Paolo Sorrentino con titolo di David Byrne, e con Sean Penn versione invecchiata di Robert Smith con innesto di tic alla Ozzy Osbourne? Niente, è una band fittizia dal nome punk e dal suono soft, che nel film incontriamo mentre suona questo pezzo di Will Oldham, con voce prestata da Michael Brunnock. Gli altri pezzi sono originali del duo Byrne/Oldham (deluxe shit!). Ma questa forse è la più bella canzone d’amore degli ultimi dieci anni.
2. Riz Ortolani feat. Katyna Ranieri, Oh my love
L’amore è nell’aria anche in Drive di Nicolas Winding Refn, pieno di suoni gommosi anni ottanta per rimarcare l’elasticità dei tempi: il rallentatore per limonare in ascensore, l’accelerazione per le vendette. In questa rimbalzante colonna sonora c’è però un solo pezzo in cui si sentono bene un cuore e un’anima, italiano e tratto da un’altra colonna sonora anni settanta (Addio zio Tom, mondofilm di pseudodenuncia). Per Ortolani, che sta ovunque, dal Sorpasso a Kill Bill, è solo un’altra tacca, per Drive è un baricentro emotivo.
3. Jack White, Love is blindness
A proposito di grandi amori, vent’anni fa più che il Nirvana che faceva tanto fashion fu travolgente la scoperta che gli U2 erano rimbalzati in qualche strana dimensione di decadenza tra Berlino e Marrakech a bordo di una Trabant guidata da Brian Eno e chiamata Achtung Baby. Capolavoro celebrato dal magazine inglese Q: dal cd in allegato ci si attendono versioni strepitose, dai Depeche Mode a Damien Rice. Ma onore al merito del fratello White, che soffia sulle braci di una delle canzoni più sottovalutate dell’album, quella che lo chiude.
Internazionale, numero 920, 21 ottobre 2011
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