1. Perturbazione, Arrivederci addio
Compie dieci anni e si merita una riedizione deluxe con inediti In circolo, opera prima della band torinese (sul trenino dei trentenni nel 2002) nonché equivalente indie/italico di Rumors dei Fleetwood Mac (miglior album rock mai derivato da multipli scassi di coppie, corna, sesso e sentimenti in seno allo stesso gruppo). Come quei brit/americani, questi torinesi coltivano l’ascoltabilità pulita a prova di passare degli anni, e quell’intelligenza emotiva che (tra attacchi di panico “couple core”, violoncelli e vite vere) sa filtrare il rumore di ciò che conta.
Per dare alla propria band un nome tedesco bisogna essere o tedeschi (die Toten Hosen) o un poco concettuali (Baustelle). O anche tedeschi e concettuali (Einstürzende Neubauten). Questi tre son pugliesi, ma talmente ultraconcettuali che si sono chiamati con un preziosismo tedesco, parola rara che vale “solitudine a due”, tipo Merkel e Sarkò. Il santuario della pazienza è l’album: ostico elettronico fascinoso che crea suspense, elude beat bambolotti e suona come intercettazione di un’inquietudine. Per la barba di Hans Magnus Enzensberger!
**3. Babalù,* Babalù (feat. Big Simone di Krikka Reggae)***
Cambiare mood restando a sud, circolando per Potenza con Battito stabile, opera prima di questo pimpante neosound system basentino col nome da yeti delle Dolomiti lucane e con tutti i giusti suoni delle trimurti multiculti mediterraneo/giamaican/didgeridoo. Stanno sul pezzo anche nel reparto messaggerie, titolando il singolo Mio fratello è pakistano. Che detto così sa di fumo facile da reperire; e va benissimo anche solo la titolare taranta elettro/dialettale bernaldese, che sa di sole e riporta all’estate in un battibaleno, oine’.
Internazionale, numero 925, 25 novembre 2011
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