1. Tomat, Venus
Assodato che l’unico grande film di fantascienza recente è Wall-E, resta una profonda nostalgia per le piccole galassie antiche, astronavi, assenze di gravità e asteroidi in subbuglio ed eventuali ostilità stellari. Dallo spazio profondo intorno a Torino ecco però Davide Tomat, musicista compositore produttore e mattocchio cadere sulla terra con 01-06 June, concept album da sound designer cosmico, electroniche immersive in cui fluttuano da Vangelis ai Radiohead. Il film, immaginarselo; tanto il prossimo Ridley Scott sarà un remake dopato di Alien.
2. Air, Cosmic trip
Dai francesi che debuttarono nel Moon safari ormai 14 anni or sono, un nuovo trip tra le stelle per accompagnare in giro per festival il restauro del fantascientifico (di 102 anni fa) Voyage dans la lune di Georges Méliès (omaggiato/cavalcato anche dall’ultimo Scorsese). Da frequent flyer dello spazio, si adagiano sotto strati di moog e riverberini, e bolle di champagne e champignon e hostess che forniscono pantofole e sedativi. Si avverte una pigrizia siderale, ma è anche ammesso arrendersi a sonorità talmente smussate e morbidone da conciliare sonni gommosi.
A volte lo spazio profondo abita in casa, s’insinua tra due persone, rosicchia nelle forme dell’amore come un roditore col gruviera. Il cantante chitarrista Daniel Lee e la bassista April Allermo hanno trasformato la separazione in un album garage rock di 23 minuti, retrò con rabbia, groove grezzi e ritmiche alla griglia. Canadesi surfer dello struggimento a energia solare, si sono dati un nome da Mordecai Richler, e l’album (come questo pezzo) lo intitolano ai toast al formaggio del barrio, si suppone anche lui sbruciacchiato ipercalorico e sfizioso.
Internazionale, numero 940, 16 marzo 2012
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