1. Flaming Lips, Butterfly, how long it takes to die

In un epico spot dell’ultimo Superbowl sono comparsi nel ruolo di zii stravaganti che intrattengono una bambocci family in Suv coreano al ritmo di Sun blows up today, singolo surfer stravaganza. Divertente e sideralmente distante dal nuovo album The terror (cui è attaccato come bonus track): qui siamo nel distopico territorio di Welcome to the machine dei Pink Floyd, tenuti in vita dai miasmi di sintetizzatori ansimanti, tra distorsioni echi tonfi stridori. Espressionismo futuribile di una band fascinosa: avviso, trip ansiogeno assai.

2. Giancarlo Bianchetti, A fal da paixão

Chitarrista storico di Vinicio Capossela ripesca Egberto Gismonti, brasiliano delle chitarre a dieci corde. Topico approdo musicale e umorale del suo pregevole esordio solista, Appunti mozurk vol. 1; come un diario, prodigo di frammenti, arrangiamenti, fine tuning di strumenti; di undici anni di navigazioni tra Portogallo, Ghana, Brasile; umile e sardonico, dice “attività che definirei onanistica” di questo suo assorbire il mondo; non senza coinvolgere una ciurma di computer e umani che suonano bene, e riciclare bottiglie di plastica usandole come bassi.

3. Edaq, Chiacchierina/The little african sparrow

“Damigella, permettete un ballo”, “Oh che ardire, messere”, come musica per feste di primavera, alla conquista dell’Occitania più campestre? Polche e mazurche affidate dai paesani, per indurre ardore in donzelle in età da marito, a un ensemble francopiemontese che vibra di ghironde, violini e cornamuse. Dalla parte del cervo è il loro album bal-folk molto free, con l’amore per tradizioni e gruppi , tipo i Perlinpinpin Fòlc, che vanno cercati col Google guascone. Danze antenate, e una nostalgia talmente in salita che mette allegria.

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