1. John Grant, Gmf

Immaginarsi di essere il Greatest Motherfucker che sia dato incontrare; il Più Grande Fiodena mai partorito su questo pianeta. E poi scriverci su una canzone dolce dolce come questa del Grant che dallo squisito regno pastorale della Queen of Denmark si sposta in un territorio più fragile e conteso come Pale green ghosts e si finge rozzo come Ernest Borgnine per dirsi sieropositivo, e fa il superfigliodiputtana giusto perché sia ancora più chiaro che è possibile non struggersi per canzoni così, che trasudano lacrime di bontà.

2. Perturbazione, Ossexione (feat. Erica Mou)

Quasi potrebbe scalzare i sempiterni libri auto viaggi fogli di giornale di Pausini e Ferro questo duetto tra Tom Cerasuolo e la giovane Mou. E Il mondo non li merita, chi li capisce: i Perturbazione si confessano. Muscolo pop e fattore X: escono in allegato a Xl con il nuovo album Musica X e la produzione di Max Casacci. Virata ponderata verso l’elettronica, stacco alla Achtung baby, eccellente songwriting, superospiti tipo I Cani e Luca Carboni, tutti sintomi di mezz’età. I migliori nelle terre di mezzo dell’indie nostrana.

3. Tricky, Is that your life

Starsene nell’ombra, lasciar cantare la donna e metterci il nome e un paio di strofe mormorate tra un tiro e l’altro; essere Tricky e poveri, funky e placidi, trip e statici, dark e ironici; interessanti nelle tenebre e ripetitivi irrequieti senza mai veramente stufare o stufarsene. Lui è come il cugino di campagna dei Massive Attack, e la sua campagna è una piantagione di marijuana in cui si dicono e si fanno cose interessanti e a volte imbarazzanti. E comunque è insopportabile e simpatico e False idols è il suo nuovo album, col consueto lavorìo da animale notturno.

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