1. Riva Starr feat. Vinicio Capossela, Si è spento il sole

Mezzanotte di fumo cool e spaghettate western, a evocare un po’ Lee Hazlewood e un po’ Adriano Celentano, quello più poseur che rimprovera alle donne di amarle. Una bella sorpresa questa collaborazione tra il nostro rebetiko-autore e un italiano che va fortissimo tra Brick lane e le balere del mondo: dj, e titolare dell’onnivoro album Hand in hand: dal tango trip con Carmen Consoli al mélo dub con Horace Andy, orso buono giamaicano di mille Massive Attack. Buon viaggio su un italo treno che è anche underground londinese.

2. Graveola e o lixo polifônico, Blues vìa satelite

Sarà stato quello, il combinato disposto tra amabilidade e mobilidade, tra manifestanti e festanti, tra lacrimogeni e tamburi; e poi anche il naso triste di Fred il goleador e i capelli rock del favoloso difensore David Luiz, e insomma tutto questo agrodolce Brasile via satellite con il suo carico carioca di spettacolo e miserie si rispecchia bene in Eu preciso de um liquidificador, recente album di un’ottima band neotropicalista che amerà chi ama Os Mutantes e Tom Zé, tutta surreale amargura, tocchi di fino e lieve bossa psichedelica.

3. Franc Cinelli, Shot of life

Botta di vita, sospinta da schiocchi di dita, bottarelle di rullante mansueto, la chitarra di sempre titillata alla maniera di Nashville, e quella voce da croissant che sa di amico, di quelli che ti inchiodano ai loro racconti. In London live ha aperto per Ligabue ed è stata una buona scelta; è nato a Roma, e prima di essere spazzato via verso territori anglosassoni ha racimolato una certa sensibilità mediterranea. Ma in repertorio ha solo una canzone in italiano (Passerà), e nemmeno la migliore del suo scorrevole, piacevole album I have not yet begun to fight.

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