1. Foja, Maletiempo
Napoli universo musicale parallelo. Rock pummarola e anche un po’ Country flegrei, come il banjo fumante su maccheroni western che attacca ‘o blues circumvesuviano per la cavalcata di questi figli del Neapolitan power! Aspettando il ritorno di 24 Grana e A67, e tutto quello che combineranno, riecco una band di buon comando, diretti, al dente, melodici, malinconici, e perfino (nell’artwork di Alessandro Rak) ben disegnati. Nuovo album è Dimane torna ‘o sole: la meteorologia impensierisce ma loro sono una schiarita nel cielo sopra Capodichino.
2. Larssen, Congo runners
“Elettronica uk oriented con uno sguardo al terzo mondo (il mio?), come sempre ricco di mistiche che scaldano le macchine”: autodefinizione di Gabriele Panico alias Larssen, perito di elettronica salentina attivo tra Pigneto e Mozambico. Campionando musicisti d’Africa nel suo ultimo ep, Maputo hifi, un tam tam da club, con la coscienza agli antipodi della Bossi-Fini per ricordare i debiti: “La Nigeria ha una scena techno mostruosa, il Sudafrica regna dal jazz elettronico al post garage, Mali Senegal e Burkina sono strapieni di autori anche intimisti”.
3. Piccola Orchestra Karasciò, Si chiama fame
“Tieniti lontano dalla troppa gioia che a quella non ti devi abituare / tieniti lontano dalla troppa noia altrimenti ti impazzisce il cuore”. Tiè. Tema pauperistico – interpretato con un piglio alla cantastorie/De André/Capossela d’antan – in una produzione molto ricca: l’ensemble bergamasco folkantautoriale racconta con Apologia (un concept di cd, libro, tarocchi) l’incontro tra un vecchio e un giovane intorno a carte e bicchieri e pensieri mezzi pieni e grandi temi. Musica piacevole anacronisticamente al servizio di una storia.
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