1. Francesco Cerchiaro, Filastrocche per bambini

Proprio ora che con sconcerto si era appreso che “ponte ponente ponte pi”, questo verso così misterico, altro non era che la traslitterazione italiana dal francese “pomme de reinette et pomme d’api”; ora capita questa canzone di un giovane gradevole, veneto, che fa ballate pulite come compitini. In senso buono. E con il nuovo album A piedi nudi si dimostra un cantautore compiuto, e speriamo faccia strada magari trovando una sua stonatura uno scarto un dérapage che lo renda memorabile come un tappetà Perugia al posto di un “tapis tapis rouge”.

2. Liam Finn, Wrestle with dad

Un elettronicantautore neozelandese – apriva i live di Eddie Vedder e dei Wilco – ora dedica pezzi a Helena Bonham Carter e incorpora nella canzone che dà il titolo al nuovo album The nihilist l’immortale verso “You feelin’ lucky, punk?” (Ah, quando Eastwood aveva una 44 magnum) e sfalsetta cose molto pop con un’affabilità da Mick Jagger sguaiato degli anni ottanta: ci sta simpatico, sembra un bastardino tra Eels e Mgmt. Gusto per lo sconcerto e rumori strani e breakbeat da vecchie macchinette che coesistono con l’istituto per il giusto piglio.

3. Fratelli di Soledad, O rugido do leão

Ehi ma è quella sigla molto tropical funky Sordi (di Piero Piccioni, avvocato cult scomparso da dieci anni, che magari poi ce lo propina Tarantino nel prossimo pseudowestern) che usarono in Rai per un bel ciclo dedicato all’Albertone nazionale milioni d’anni fa! Riletta in una chiave calypso-reggaeggiante da gran party band da matrimonio capalbiese; quale in effetti sono, a dispetto del nome da izquierda andina, questi Fratelli d’Italia. E l’album Salviamo il salvabile atto II, mix tra Subsonica e Clan, Max Casacci e Goran Kuzminac.

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