1. Pino Daniele, Voglio di più (demo)
“Voglio di più di questi anni amari”, sublime lamentava con la pianola elettrica. Ma erano forse anni migliori quelli in cui Pino Daniele aveva fame e i soldi giravano, anziché ora che Pino Daniele pare sazio, ma i soldi sono in palese via di esaurimento. Già solo per questo l’edizione filologica del suo sommo terzo album datato 1980, Nero a metà, non suona datata: si sente ‘o blues e il mediterraneo, la fame e la sete, l’alleria e la vita fetente di strada e di notte, George Benson e Al Jarreau. Le demo commuovono, e si piange al capolavoro. Registrato in Brianza.
2. Lucio Vario, Per amore
“A me me piace ‘a nutella ‘o gelato c’ ‘a panna e merendine in quantità”, un altro tipo di fame e l’indotto di Rocco Hunt, tutto sulle spalle di un paffuto teenager che spopola dove alligna il camorra sound (come lo definisce Daniele Sanzone degli A67 nella sua inchiesta-racconto), contendendo a Gigione il mercato delle feste e delle nozze. Una produzione di trasparente cinismo, completa di video virale con estetica stile Mtv al centro commerciale misto Gomorra, ma che fa tenerezza, ‘sto bimbo con gli occhialoni che gli fanno fare pure i saluti romani.
3. 99 Posse feat. J-Ax, Rappresaglia rap
“Quest’anno sono trendy manganelli sfoderati sui denti di studenti e pensionati, cinquantenni esodati”. Accidenti! J-Ax frusta con una rabbia che la tv pareva aver sopito, tipo quello dei Public Enemy, e si ricongiunge nel sud-chiama-nord della mitica tribù zulù di Napoli, che ricarica con nuove energie e nuove tensioni il capolavoro di vent’anni fa: Curre curre guagliò 2.0. Un remake che imbarca scorno, incassa ingiustizie, restituisce rabbia in rima e in ritmo, senza mai scadere nel caos, e mannaggia quanto abbiamo voluto bene ai 99 Posse.
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