1. The Raveonettes, Wake me up
Il surf al rallentatore, immagini gente che scivola con grazia per piani inclinati liquidi, in una vertigine di schiuma morbida che inizia sul limite del profondo blu. Il surf che filtra dal sogno di due danesine in bikini pastello alle Hawaii è il mood che prevale nel suadente sciabordìo shoegaze di Pe’ahi, il nuovo album, roba da risveglio nei paradisi artificiali a nord di ferragosto, con un retrogusto di atollo atomico in cui conflagrano chitarrine metalliche, riverberi rétro ed echi di psichedelia sixties, e l’onda d’urto è sorprendentemente gradevole da assecondare.
2. Ivan Segreto, Vibrare
E pure qui si scivola sull’onda, si vola lontano, si punta lo sguardo su un orizzonte di desiderio remoto, in un soul bianchissimo di pianoforte, redenzione e vocalizzi che pescano nella luce sull’acqua. Ivan Segreto rimane uno bravo, ancora un po’ ostaggio di certi fantasmi culturali tipo Arvo Pärt e i Radiohead, per tacer dell’incontournable Battiato di cui tiene evidentemente un acquerello sul comodino. Sarebbe meglio se li polverizzasse in un po’ di zibibbo e miele e chiodi di garofano, così tanto per sciogliere le corde e trovare in sé la bellezza.
3. Pan Del Diavolo, Mediterraneo
Oh sì ci stanno bene le strisciate di chitarre sporche e la voce grattugiata e i colpi di grancassa, e qua è là processione di paese del west con temerari giri di parole con fidanzate congelate nel frigidaire, ma poi se titoli l’album FolkRockaBoom è improbabile che l’intenzione sia essere i Vincenzomollica del desert rock siculo; loro cercano un posto tra Ragusa e Tucson, e quel posto si trova nel sud sotto la canicola pizzicando corde, ingoiando miserie e masticando bontà, con orrori e meraviglie sempre a portata di mano, o sotto le suole dei sandali.
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