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Femina italica

1. Mauro Ottolini /Sousaphonix, Canto ucraino
Una foto in bianco e nero del 1921, con sedicente “Orchestra della società senza pensieri” capitata in mano a Ottolini, e una sua ricerca partita dalle montagne del Trentino. Una formazione poliglotta, una vocalist provetta (Vanessa Tagliabue Yorke). E allora, Musica per una società senza pensieri vol. 1, quasi un Sgt. Pepper’s world jazz band fabbricato in Italia: il canto ucraino per cori alpini e theremin, l’esercizio exotica alla Yma Sumac, la ninnananna di Šostakovič, le rumbe swinganti e le musette e i tanghi.

2. Be Wider, Therapy
Pure qui una testa musicale italica, quella del musicista Piernicola Di Muro, che per l’album A place to be safe si avvale di una voce femminile italica (Francesca Amati, del terzetto Comaneci) e sortisce sonorità che trascendono confini. Si viaggia in campo elettronico, con pulizia e morbidezza e inserti orchestrali, nell’iperspazio tra le cose fighe in Heligoland dei Massive Attack e tapis roulant sorrentiniani à la Conseguenze dell’amore. È un album per cuffie di ascoltatori che si lasciano assorbire dal piglio cinematografico e “non facciamoci riconoscere”.

3. Femina Ridens, L’educazione sentimentale
“Che palle quelle feste nei castelli / Com’eravamo pettinate / Tornare a casa con le amiche stanche / Finire a letto con la Nutella”. Agrodolcissima adolescenza toscana di buono standing, quella di Francesca Messina, una di quelle ragazze che finiscono nel circuito teatri-concerti-reading parlando di se stesse, e prima che uno abbia il tempo di dire “girl power” è già spuntata una piccola Lena Dunham del minimal folk cantautorale nostrano. L’album Schiaffi è sciolto e gustoso come un gelato al gusto di paté di borghesi e aspic di gossip. Slurp.

Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2015 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Femina italica”. Compra questo numero | Abbonati

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