Venerdì sera, al Panorama bar, IL locale della scena underground elettronica berlinese, non ci hanno fatto entrare. Decisione inappellabile del buttafuori. Questo non ci ha impedito di fare le ore piccole altrove, anche se per entrare al KitKat siamo dovuti rimanere in mutande. Quindi niente proiezione delle 9 né sabato né domenica. Sabato mattina ho visto Lovelace. Biopic sulla protagonista di Gola profonda, Linda Lovelace, e sulle violenze e le vessazioni a cui la costrinse il marito, Chuck Trainer. Non è male, ha una sua tensione. Mostra, senza essere pesante o moralista, il mondo in cui Linda, una ragazza come tante, è rimasta intrappolata. Ma la trappola non è quella del porno o del personaggio per cui si diventa famosi. La trappola è quella di un matrimonio sbagliato.
La protagonista è Amanda Seyfried. Una scelta banale, se pensiamo alla sua Cappuccetto Rosso in lingerie. Come un po’ facile la scelta di Peter Sarsgaard nella parte di Chuck. Come lui stesso ha fatto notare in conferenza stampa, il ruolo può ricordare il seduttore bugiardo compulsivo di An education. Per lui è stato quasi un motivo per rifiutare il ruolo.
Un’altra ragazza intrappolata è al centro di La religieuse, di Guillame Nicloux, in concorso, che ho visto stamattina, ma è un’anteprima mondiale…
In The necessary death of Charlie Countryman (in concorso) Shia LaBeouf è un ragazzo di Chicago in viaggio a Bucarest che s’innamora di Evan Rachel Wood, improbabile violoncellista romena legata a un paio di pericolosi gangster: Mads Mikkelsen e Til Schweiger. A parte i tanti cliché sull’Europa vista dagli Stati Uniti è un film noioso. Ma non certo deprimente come Vic et Flo ont vu un ours, film canadese in concorso. Anche qui c’entrano le trappole (quelle per gli orsi, diffuse nel Québec, che non credo possano funzionare anche per gli orsi d’oro), ma è un’altra anteprima. Ne parliamo domani.
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