Il regista Ulrich Seidl a Venezia per presentare il film Im Keller*, il 29 agosto. (Tony Gentile, Reuters/Contrasto).*

Non sono ancora annegato nello spritz. Ma sono sei film indietro su cui delirare. Feste: quota zero. Ma c’è ancora tempo. Prima i quattro film di ieri.

Le rançon de la gloire, di Xavier Beauvois (Des hommes et des dieux), è una commedia. Un omaggio a Chaplin che il regista francese ha “riesumato” dalla sua tomba svizzera. Proprio come fecero tanti anni fa due disgraziati. Quindi il film è ispirato a una storia vera. L’omaggio a Chaplin è sentito. Sicuramente dal regista e da Benoît Poelvoorde che interpreta uno dei due profanatori. Ma è soprattutto la colonna sonora chapliniana di Michel Legrand che ce l’ha fatto sentire a noi.

In* Ghesseha (Tales)* di Rakhshān Bani-E’temād si atterra nell’Iran di oggi. Il film si apre e si chiude con un regista che, di ritorno in patria, vuole documentare come se la passa male la maggior parte dei suoi connazionali, alle prese con una burocrazia pigra e corrotta, con la rigidità degli istituti di credito, con uno stato che reprime quella che forse è la parte più promettente della società, cioè gli studenti che alzano la testa. La prima parte del film sembra una specie di viaggio nel disagio, stile Milano/Italia. Piano piano il film prende spessore e quota. Si esce dagli uffici pubblici e si scopre ancora qualcosa di una società che si conosce poco. Come la crescente diffusione dell’eroina, con tutte le ricadute drammatiche che comporta. Dell’Iran non se ne sa mai abbastanza. E la stretta censura non fa che favorire il dilagare di cliché e preconcetti.

Con 99 homes di Ramin Bahrani si va nella Florida della bolla immobiliare, con migliaia di famiglie che si vedono sbattute fuori dalle loro case, ormai proprietà della banca a cui hanno chiesto un mutuo. Uno sfrattato (Andrew Garfield) scopre che il miglior modo di riprendersi la casa è lavorare per chi l’ha sfrattato, cioè un perfido agente immobiliare interpretato da Michael Shannon. Shannon è sempre convincente anche se in questo caso il suo personaggio è talmente cinico e subdolo che non si prova il consueto brivido che l’attore sa provocare in ruoli più ambigui. Un peccato visto tutto il tempo che si perde appresso allo sfrattato che ci ripensa.

L’ultimo film della giornata è stato anche il migliore. Chi si ricorda di Canicola? Il regista austriaco Ulrich Seidl sembra riallacciarsi proprio al suo exploit del 2001. Con il documentario Im keller (fuori concorso), Seidl torna in quei sobborghi austriaci in cui le siepi sono geometricamente tosate, ma dove poi qualcuno magari ti avvelena il cane. Stavolta però si resta nel fresco degli scantinati.

Di solito, imbevuti come siamo di film americani, i basement significano cadaveri, misteri, psicopatici, mostri. Niente in confronto a quello che troverete negli scantinati austriaci, luoghi dedicati agli hobby e al tempo libero, non meno divertenti, non meno inquietanti. Ma veri. Durante un viaggio in una trentina di seminterrati si vede di tutto, guidati dalla mano asciutta di Seidl, dalla sua pulizia formale che rende un giro in giostra anche un singolo movimento di macchina.

Stamattina.

Intanto il mio primo film italiano: Anime nere di Francesco Munzi. Un’antica faida ci trascina in Aspromonte. L’ambientazione è sfruttata molto bene, anche grazie alla fotografia di Vladan Radovic. I tre fratelli protagonisti sono interpretati molto bene da Fabrizio Ferracane, Peppino Mazzotta e Marco Leonardi. Non sono convinto del finale, che ovviamente non svelo. È comprensibile provare a prendere le distanze dai film che parlano di mafia, camorra e ‘ndrangheta che di solito ci spingono a tifare per questo o quel clan. Ma non posso dire che mi sia tutto chiaro.

Infine She’s funny that way di Peter Bogdanovich. Per la prima volta ho sentito il pubblico in sala ridere e applaudire durante la proiezione. È una commedia molto classica che si richiama a tanti film con cui siamo cresciuti, da Cappello a cilindro a … e tutti risero. Con Imogen Poots, Kathryn Hahn, Owen Wilson e Rhys Ifans. E bentornato a Bogdanovich.

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