Dopo due periodi di servizio militare in Afghanistan, Alicia West (Naomie Harris) torna nel quartiere di New Orleans dov’è cresciuta, stavolta in forza alla polizia. Alla fine del suo primo turno di notte assiste a un omicidio che non avrebbe dovuto vedere e si ritrova braccata dalla polizia e dalle gang della zona. Il titolo originale di La legge dei più forti è Black and blue: i “blue” sono i poliziotti e se sei un poliziotto nel quartiere dove Alicia è cresciuta, abitato solo da neri, sei un nemico.

Dalle primissime scene del film di Deon Taylor la tensione è altissima. Non per l’azione o per questioni criminali, ma per il clima di paura e ostilità che si respira tra polizia e cittadini (abbandonati come “topi in una nave che affonda”, dice a un certo punto un poliziotto cattivo). Un paio di scene lo rendono tangibile, quasi insopportabile tanto che quando si entra nel vivo del film, con le sparatorie e gli inseguimenti, è quasi un sollievo.

La sceneggiatura verso la fine si sfilaccia un po’ e non mancano forzature. Ma l’ambientazione nei ghetti di New Orleans (la nave che affonda), di cui vediamo anche delle bellissime riprese aeree, è notevole. Convincente Naomi Harris nella parte della coraggiosa novellina. E poi La legge dei più forti mi ha fatto ripensare a due serie meravigliose The wire e Treme, entrambe create da David Simon. Treme per l’ambientazione nella New Orleans del dopo uragano Katrina, mentre niente come The wire illustra le dinamiche tra polizia, crimine organizzato e popolazione (“It’s all in the game”, ripeteva sempre Omar Little) in una grande città degli Stati Uniti.

La legge dei più forti
Di Deon Taylor. Con Naomie Harris, Tyrese Gibson, Frank Grillo, Mike Colter, James Moses Brown, Nafessa Williams. Stati Uniti 2019, 108’. A noleggio.

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