Siamo negli anni cinquanta, e come ogni volta che nella piccola cittadina di Cayuga, nel New Mexico, gioca la squadra locale di pallacanestro, quasi tutto il paese si riversa in massa nella palestra. Fay, una liceale che è anche una delle centraliniste del paese, ed Everett, il dj della radio locale, non ci sono. Durante la partita uno strano rumore interrompe la trasmissione radio di Everett e i due, incuriositi, cercano di scoprire cos’è, anche per seguire la loro natura un po’ nerd. Le telefonate di cittadini allarmati che dicono che c’è qualcosa nello scurissimo cielo notturno di Cayuga cominciano a susseguirsi.

Più che un film di fantascienza The vast of night sembra un omaggio, avvincente, agli ufo di una volta. Con pochi mezzi, notevoli virtuosismi e tanti riferimenti, Andrew Patterson riprende un grande classico degli anni cinquanta: la paura degli extraterrestri, la certezza che non siamo soli in questo universo e che anzi qualcuno ci tiene d’occhio da molto più vicino di quanto non si possa pensare. Quelli degli avvistamenti degli alieni e degli “incontri ravvicinati” sembrano fenomeni del passato, ma almeno fino a buona parte degli anni settanta alimentavano paranoie e fantasie. Se oggi qualcuno dice di aver visto un disco volante non lo ascolta nessuno. Forse vuol dire che gli extraterrestri hanno usato una strategia vincente.

The vast of night
Di Andrew Patterson. Con Sierra McCormick, Jake Horowitz, Gail Cronauer, Bruce Davis. Stati Uniti 2019, 89’. Su Prime Video.

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