I cinema sono riaperti da un pezzo, ma era tanto tempo che, dovendo decidere un film da andare a vedere nel fine settimana, non ci si trovava nel classico imbarazzo della scelta. Va bene, bisogna avere il green pass e in sala va tenuta la mascherina. Ma insomma tutti quelli che in questi anni si sono preoccupati di farci sapere che i film vanno visti in sala, che hanno parlato (più o meno sinceramente) della gioia negata della sala buia, devono assolutamente cominciare a recuperare il tempo perduto.
Per l’ultima apparizione di Daniel Craig nei panni di James Bond gli autori non hanno voluto farsi mancare niente. Così in No time to die di Cary Fukunaga ci sono tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna sul grande schermo del personaggio creato da Ian Fleming: spettacolari scene d’azione, auto di lusso sapientemente modificate, location affascinanti (tra cui Matera e i classicissimi Caraibi), la Spectre e Blowfeld (senza gatto), il supercattivo di turno con la base su un’isola sperduta, Q con i suoi trucchi, M con la sua agenda politica, Moneypenny più che mai devota, donne fatali, letali e innamorate, smoking e abiti da sera, vodka martini (agitati non mescolati e in questo caso anche trangugiati), gli amici della Cia, la Walther Ppk, il fascino, l’ironia (si avverte forse il tocco di Phoebe “Fleabag” Waller-Bridge tra gli sceneggiatori), la spietatezza e alla fine anche l’umanità di Bond. Le inflessibili leggi dello spoiler ci impediscono di dire di più. Ma possiamo cominciare a ragionare su chi potrà prendere il pesante testimone di Daniel Craig.
In un altro universo Chiara festeggia i 18 anni della sorella. Alla festa organizzata dalla famiglia Guerrasio in un locale di Gioia Tauro tutti sono allegri e spensierati. Ma una volta spente le candeline, si torna alla realtà e Chiara scopre che il padre ha dei segreti. Dopo Mediterranea e A Ciambra, A Chiara è il terzo film di Jonas Carpignano ambientato a Gioia Tauro. Dopo aver raccontato l’immigrazione e la vita dei rom, Carpignano descrive, coerentemente con la sua missione stilistica realista, le vicissitudini di una famiglia come tante, costretta a sopravvivere in una terra dov’è impossibile non fare i conti con la criminalità organizzata. Il cast di attori non professionisti (molti dei quali della famiglia Rotolo, che praticamente interpretano loro stessi) ruota intorno all’interpretazione di Swamy Rotolo, 16 anni, nei panni di Chiara.
Sono d’accordo con Julia Ducournau quando dice che Titane, Palma d’oro 2021, è anche un film d’amore. Indubbiamente il suo film, che comincia con un incidente d’auto e un’operazione al cranio di una bambina, è tutt’altro che una passeggiata romantica, da sconsigliare a chi non ama il cinema horror o comunque molto violento. Ritroviamo Alexia (Agathe Rousselle), la bambina operata al cranio, che si esibisce come ballerina, strusciandosi contro una fiammante Cadillac in una specie di salone dell’auto. Finita la manifestazione, uno spettatore suo fan la molesta e lei reagisce ficcandogli un fermaglio per capelli nell’orecchio. La discesa agli inferi di Alexia, in una provincia francese anonima e stralunata, è appena all’inizio. La sua parabola s’interseca con quella di Vincent (Vincent Lindon), capitano dei pompieri e padre di un bambino scomparso, a sua volta impegnato nella sua personale deriva autodistruttiva. Orrore e raccapriccio continuano a costellare il cammino di Alexia e Vincent, ma comincia a farsi strada il pensiero che anche se si scende agli inferi, può essere confortante non essere da soli.
Dopo la vittoria della Palma d’oro di Titane, mi ha fatto molto ridere la foto diffusa da Nanni Moretti “invecchiato di colpo” davanti all’idea di una donna messa incinta da una Cadillac. Ho ripensato immediatamente a una delle mie sequenze preferite di Caro diario, quando un Moretti sconcertato all’uscita del cinema Fiamma, cerca di ricordarsi com’era finito a vedere Henry, pioggia di sangue. A proposito vale la pena di ricordare che in sala c’è anche il suo ultimo film, Tre piani, tratto dal popolare romanzo di Eshkol Nevo. Qualcuno dirà che non è più il Nanni Moretti di Caro diario, ma non fa niente. Avercene di Nanni Moretti.
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