Continua la pioggia di titoli francesi. The animal kingdom di Thomas Cailley, poi, è anche molto bello. François è molto preoccupato per la moglie Lana, e insieme al figlio Émile, 16 anni, fa di tutto per non abbandonarla al suo destino. La donna è vittima di un’ondata di mutazioni che ha investito la Francia, quasi un’epidemia, che sembra poter colpire chiunque. Le vittime cominciano gradualmente a trasformarsi in animali. Nella primissima scena del film intravediamo un ragazzo che su un braccio sta sviluppando un piumaggio degno di un’aquila. Ma potrebbero spuntare peli, tentacoli, scaglie. Non ci sono regole.

Nella prima parte del film vediamo un paese in stato di emergenza. Con la memoria si torna facilmente al periodo del covid-19. La reazione delle autorità è massiccia e pian piano medici e volontari sono sostituiti da poliziotti e militari. Quando si decide di spostare tutti i mutanti in luoghi isolati dove tenerli sotto controllo, François ed Émile decidono di partire per rimanere il più possibile vicini a Lana.

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Ci avviciniamo ancora di più al cuore emotivo del film. Romain Duris e Paul Kircher (che interpretano rispettivamente François ed Émile) formano una coppia padre-figlio magnifica. Duris è sempre stato capace di suscitare empatia, sia quando interpreta un agente immobiliare cinico che si salva l’anima con la musica (nel formidabile Tutti i battiti del mio cuore di Jacques Audiard), sia quando è un sindacalista che cerca in tutti i modi di tenere insieme la sua famiglia (Le nostre battaglie di Guillaume Senez) e perfino quando è un truffatore-seduttore professionista (Heartbreaker di Pascal Chaumeil). Figuriamoci qui, dove è un padre e un marito che non si arrende neanche di fronte a un fenomeno incontrollabile. Lo aiuta molto il giovane Kircher che ci scuote profondamente anche solo con gli sguardi.

Sarà proprio lui, Émile a condurci fino al centro del regno animale, un luogo popolato di creature meravigliose dove siamo portati a interrogarci sulla nostra condizione umana. Facciamo davvero parte di questo regno? E quale posto vogliamo ricoprire al suo interno? Forse proprio l’umanità è la paradossale bussola a cui affidarsi. Cailley, al suo secondo lungometraggio, firma un’opera articolata, convincente e commovente. Un film che non rinnega effetti speciali e scene spettacolari ma è costruito intorno a un’anima inossidabile. Nel cast anche Adèle Exarchopoulos nei panni di un’agente di polizia sensibile.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

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