Di François Ozon si possono dire tante cose, ma di sicuro non si può dire che sia pigro. Dal 1998 al 2024, cioè in 26 anni, il regista francese ha firmato 24 film, quasi uno all’anno. E anche se ha un suo stile e dei temi che ricorrono è decisamente un autore molto eclettico.

Il film precedente, Mon crime, era un thriller processuale ambientato nella Francia degli anni trenta, mentre nel suo nuovo film Sotto le foglie la protagonista è Michelle (Héléne Vincent), una donna anziana che vive in una bella casa nella campagna della Borgogna.

Michelle è pensionata, vive sola ed è in attesa dell’arrivo da Parigi della figlia Valerie (Ludivine Saigner), con cui ha un rapporto complicato. Le affiderà il nipotino Lucas, per cui Michelle stravede, per il periodo delle vacanze.

Per il pranzo Michelle ha preparato dei funghi che lei stessa ha raccolto nei boschi: li mangia solo Valerie che si sente male. Finisce all’ospedale e quando si scopre che a farla stare male sono stati i funghi Valerie accusa la madre di averla avvelenata di proposito, le dice che non si fida più a lasciarle Lucas e se ne torna a Parigi.

Michelle è devastata, dai sensi di colpa nei confronti della figlia per cui ritiene di non essere stata una buona madre, ma soprattutto è devastata dall’idea di non vedere più il bambino.

Il film prende una piega diversa e da dramma familiare si trasforma in qualcosa di simile a un thriller psicologico anche se, in un certo senso, leggero. Più che alla tensione o al mistero, Ozon si affida all’ellissi e scopre le carte molto lentamente, ci tiene vicini ai personaggi e il film si trasforma ancora.

Il risultato finale è il ritratto non scontato di una donna, che scopriamo avere una sua curiosa attualità. Nel cast anche Josiane Balasko, nei panni della migliore amica di Michelle, e Pierre Lottin, visto di recente in L’orchestra stonata.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

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