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Il mondo guarda con timore alla sfida tra Biden e Trump

Durante un comizio elettorale a Manchester, New Hampshire, Stati Uniti, 12 dicembre 2023. (Brian Snyder, Reuters/Contrasto)

Quando capita di incontrare un leader politico di qualsiasi paese, la conversazione finisce sempre su un tema: “Donald Trump può vincere”. O sulla sua variante: “Donald Trump può perdere?”.

Mancano ancora più di dieci mesi alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, previste per il 5 novembre 2024. Eppure il mondo intero è già preoccupato per una sfida tra due candidati – Trump e Joe Biden – che incarnano due versioni diametralmente opposte dell’America. Al momento nessuno dei due ha la vittoria in tasca, ma in ogni caso le conseguenze del voto per il resto del pianeta saranno enormi.

Sia Trump sia Biden dovranno superare ostacoli enormi nel loro percorso verso la Casa Bianca. Trump fa i conti con la giustizia, che continua a braccarlo, mentre per il presidente uscente il problema nasce dal sostegno a Israele, che lo sta facendo precipitare nei sondaggi.

I dubbi di Biden
L’invasione russa dell’Ucraina e l’attacco di Hamas a Israele hanno spiazzato gli Stati Uniti. Che ora temono di impantanarsi in una nuova guerra e perdere influenza

Ogni giorno c’è una sorpresa. L’ultima è che la corte suprema del Colorado ha deciso di escludere Trump dalle primarie repubblicane nello stato per il suo ruolo nell’assalto al campidoglio del 6 gennaio 2021.

La sentenza potrà davvero fermare Trump? Di sicuro ha provocato uno shock nella politica americana, perché c’è una grande differenza tra i vari processi in cui Trump è imputato, a cui i suoi elettori sono relativamente indifferenti, e una decisione che gli sbarra la strada.

Per il momento il divieto riguarda solo il Colorado, ma potrebbe estendersi a macchia d’olio. L’ex presidente farà appello alla corte suprema federale, di orientamento più conservatore. Ma se l’alto tribunale dovesse confermare l’esclusione, creerebbe un precedente pericoloso.

Trump ha un grande vantaggio nella corsa alla nomination repubblicana, ma se la sua posizione fosse indebolita dalla giustizia le cose potrebbero cambiare, soprattutto considerando la candidatura di Nikki Haley, ex ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, che si presenta come sfidante credibile. Siamo ancora lontani da un ribaltone, ma la situazione ora sembra più incerta.

Sul fronte dei democratici, il 19 dicembre Biden ha incassato un nuovo colpo dalla pubblicazione di un sondaggio sul New York Times. Secondo i dati, non solo Trump è in vantaggio di due punti percentuali, ma soprattutto le conseguenze della guerra a Gaza sarebbero più negative del previsto per il presidente in carica.

La popolazione statunitense è divisa sui bombardamenti israeliani. I giovani, di solito più vicini ai democratici, sono più contrari rispetto agli anziani, e accusano la politica di Biden di essere troppo vicina a Israele.

È una dinamica che Biden non può ignorare, anche se in questo momento non determina le sue scelte. L’argomento potrà avere un peso rilevante quando arriverà il momento della verità nei rapporti con Benjamin Netanyahu sulla fine della guerra, e soprattutto sul dopoguerra. Biden vorrà sicuramente dimostrare ai suoi elettori delusi di sostenere una soluzione politica per i palestinesi, cosa a cui Netanyahu si oppone.

Su entrambi i fronti regna l’incertezza, e il resto del mondo la guarda con dubbi ancora più grandi. La continuità rappresentata da Biden e la rottura incarnata da Trump sono due scenari contrapposti a cui Pechino, Mosca, Kiev, Gerusalemme o Parigi devono prepararsi. Il 2024 sarà un anno carico di tensione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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